La settimana scorsa ho commentato due film estremamente diversi, ma con qualcosa in comune: avere come argomento il terrore della sessualità, e lo spirito autodistruttivo che può accompagnarla. L'idea di commentare due film da un lato opposti e dall'altro simili mi intriga, e allora cercherò di portarla avanti il più possibile - è anche una scusa per guardare molti film che non ho mai visto.

Oggi porto quindi all'attenzione due film asiatici con la stessa premessa: Rashomon e Hero. Entrambi mostrano una stessa vicenda secondo più punti di vista (in Rashomon narrati da personaggi diversi, in Hero dallo stesso personaggio), con gradi di verità differenti, e nello stesso episodio le interpretazioni diverse cambiano del tutto le impressioni che si ricavano dei protagonisti. E' un tipo di trama che domina quindi tutto il ritmo e lo stile di questi film, che risultano divisi in "segmenti" staccati chiaramente l'uno dall'altro. Ma Rashomon è del 1950 e Hero del 2002 - il primo in bianco e nero, il secondo un torrente di colori. Il primo si focalizza sulla trama e sul simbolismo, il secondo sull'estetica e l'impatto diretto. Sono film chiaramente diversi, con un target diverso.

Partiamo quindi in ordine cronologico...

RASHOMON

Ho visto la prima volta Rashomon l'anno scorso in una serata molto nebbiosa in cui, al cinema, davano Rashomon+Sogni (entrambi di Kurosawa) a 3 euro e 50. Ale mi ha regalato il DVD un paio di settimane fa (grassie ancora!), quindi ho avuto l'occasione di rivederlo e rifletterci meglio.
Trama: alle porte del tempio di Rasho, tre uomini narrano di un omicidio e delle indagini compiute dalle forze dell'ordine. Nell'interrogatorio svolto dalle guardie, ognuno degli implicati nell'evento ha dato una versione differente, spesso contraddicendo le testimonianze degli altri personaggi. Chi è, dunque, che dice la verità?
Verso la fine del film devo dire che si rinuncia ad avere la risposta a questa domanda, sebbene l'ultima versione sia, con un buon grado di probabilità, molto simile al reale svolgersi degli avvenimenti. Prima di questa ci sono altre tre versioni completamente discordanti, con un solo fattore in comune: la donna è una vacca pazza.
Vorrei fare una piccola digressione insignificante sulla signorina coinvolta nell'omicidio. Era una delle cose che più ricordavo della mia prima visione, per tre motivi sostanziali: il primo è la sua capacità inquietante di passare dal pianto al riso in due secondi. Il secondo è la sua recitazione absolutamente atroce, ma ne parlerò di più successivamente. Il terzo, e più importante in assoluto, sono le sue fottute sopracciglia.
Nessuno al mondo dovrebbe avere le sopracciglia più alte che lunghe. Sono contento di aver trovato su internet la copertina del DVD italiano, così potete guardare da voi la sua bizzarra condizione tricotica. Tajomaru, l'uomo al suo fianco, nel film la definisce una "fata". Confesso che non ricordavo le fate così orribili, e capisco benissimo perché si nascondano agli umani. Ogni volta che era sullo schermo, mi sembrava una rana gigante con due opossum incollati sulla fronte. Ma le sue sopracciglia obride sono state BATTUTE da quelle della "maga", DIAGONALI. E per diagonali intendo "bloccate a 45 gradi". La maga non guadagna punti quando comincia a parlare con voce tonante e maschile. Di fantasma. (anche se la scena era molto d'effetto e inquietante).
Per quanto la trama sia complessa il film è semplice e scorre con piacere, anche perché dura appena 85 minuti. I personaggi, e questo è un difetto inevitabile con questo tipo di struttura, tendono ad essere incoerenti. Quel brigante che uno descrive come un cattivo l'altro lo descrive come un eroe, e un terzo ancora come un essere umano - nonostante questo, unendo tutti i vari racconti, le figure non sono eccessivamente contraddittorie e si riesce a ricavare un'impressione di loro abbastanza ricca e non macchiettistica.

Viene ora una nota molto dolente. L'atrocerrima recitazione. Non so dire se sia CATTIVA di per sé, ma tutti gli attori pronunciano le loro battute con quella dizione enfatica, iper-teatrale dei film poco dopo l'avvento del sonoro. Forse neanche i film moderni sono realistici nelle loro intonazioni, ma al mio orecchio il vecchio modo di recitare stride così tanto e crea una tale impressione di artificialità da rovinare la mia immersione. Persino la mimica è esagerata fino al punto del ridicolo - una risata, peraltro innaturale, distorce del tutto i lineamenti dell'attore, e lo stesso si può dire per le facce colleriche o spaventate, che appaiono grottesche caricature del sentimento che cercano d'imitare. Sembrano maschere greche, ma se questo ha un senso a teatro, dove non tutti possono vedere sottili cambiamenti d'espressione, il cinema è un mezzo diverso, in cui probabilmente un mezzo sorriso può convogliare più di un ghigno che va da un orecchio all'altro. Una scena particolarmente bizzarra è nell'ultimo terzo del film, quando si svolge il duello finale tra il samurai e Tajomaru. Da un lato apprezzo enormemente il mostrare il duello come "sporco": invece dei puliti scontri tra spade brandite da guerrieri in pieno controllo di sé, come spesso si vede nei film, qui ci sono ansimi e scatti di paura, accenni di fuga, gravi errori da una parte e dall'altra e corpi che rotolano cercando freneticamente una possibilità di vittoria. E' un duello realistico che ti tiene sulle spine e in cui, stranamente, percepisci la *paura* dei combattenti, e la loro goffaggine tradisce i loro sentimenti. Ma dall'altro lato... Kurosawa ha ESAGERATO. Sembra che improvvisamente i personaggi non abbiano più caviglie, perché inciampano letteralmente ogni minuto. Persino la ragazza, che non sta combattendo. Posso capire l'emozione, ma in 2 minuti e 34 secondi di duello i due uomini hanno perso l'equilibrio VENTUNO VOLTE. Mi sembra veramente eccessivo. Tuttavia, *nonostante* la recitazione il film è eccellente, e merita di essere visto. La fotografia è buona e la premessa intrigante e piuttosto ben sviluppata.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 8. L'obiettivo del film è palesemente far riflettere sulla relatività della verità e sulla impossibilità di giungere alla reale versione dei fatti, almeno attraverso le testimonianze dei personaggi. Trovo sgradevole che questo sia convogliato tramite una visione negativa della natura umana (anche se alla fine una nota positiva equilibra il pessimismo del resto del film): mi piacerebbe molto di più se un concetto del genere venisse espresso AL DI LA' delle intenzioni dei personaggi, considerando la distorsione come involontaria piuttosto che premeditata. Una possibilità del genere viene accennata quando uno dei tre uomini commenta come si menta anche a se stessi, ma il contesto giudiziario tende per ovvi motivi a favorire l'interpretazione "gli uomini mentono per i propri interessi". L'obiettivo è in ogni caso raggiunto, e l'avere la versione "vera", l'ultima, svelata come "almeno parzialmente falsa" alla fine del film priva ancora una volta lo spettatore della terra sotto i piedi e cementa il messaggio che è impossibile sfuggire alla manipolazione altrui. Il film termina comunque con una nota speranzosa, evitando di generalizzare la morale in un pessimismo cosmico e lasciandola semplice e pulita. Cerca di far riflettere, insomma, ma senza sconvolgerti la vita.
Originalità: 7. Poteva ottenere di più, essendo sicuramente stato uno dei primi film a incorporare punti di vista multipli in modo così massiccio. Tuttavia al di là della premessa, a parte qualche dialogo che sa di deja-senti, non è né particolarmente originale né particolarmente banale. Ho previsto ben pochi colpi di scena, ma non sono mai stato scosso da qualche avvenimento. Ho trovato la morale ("tutti mentono!") abbastanza banale, ma sviluppata in modo nuovo.
Fattore di riguardabilità: 6. Complice la scarsa durata, è un film che si lascia rivedere. Essendo le varie versioni dell'evento molto differenti, è facile dimenticarsele poco dopo la visione. Le immagini sono belle e le musiche, sempre presenti, aiutano i minuti a succedersi senza tediare lo spettatore. Naturalmente, essendo la morale piuttosto semplice e ben impressa già dopo la prima visione, emotivamente non ha sicuramente lo stesso impatto. Rivederlo non è affatto noioso, ma è come rivedere un film sicuramente meno profondo ed elaborato di come risulta essere la prima volta (e appare quasi un semplice esercizio di stile).
Evocatività: 7. La "cornice" alle varie storie, cioè i tre uomini al tempio di Rasho, rimarrà impressa: l'aspetto dimesso delle figure e la pioggia torrenziale, così come la struttura mezza diroccata, fanno uno splendido lavoro per introdurre atmosfera. Di contro il variare di personalità dei protagonisti li rende più facilmente dimenticabili, e spesso le immagini nel bosco non mi parevano particolarmente ispirate. Eccelle quindi in tutte le scene del tempio e nel duello verso la fine, rappresentato in modo molto originale, sebbene sembrasse coinvolgere due spastici. Riguardo la musica: abbastanza piacevole - a tratti simile al Bolero di Ravel a livello di plagio - accompagna tutto il film con la stessa enfasi che gli verrebbe data in un film muto. Ad ogni azione, ogni parola dà il ritmo alla musica. Questo è un ruolo a MIO parere troppo invasivo, che mi ha disturbato abbastanza in alcune scene. Nella mia ottica la musica è la tintura emotiva mentre le immagini sono la tela su cui sono DESCRITTE le azioni. Avere una musica perenne le dà lo stesso ruolo delle immagini, e a mio parere il film finisce per essere troppo forte a livello descrittivo (ogni movimento ha la stessa enfasi che viene data nei cartoni animati, il che non è bello aggiunto all'iper-recitazione di questo film) privando i momenti più importanti del loro risalto emotivo. La vostra ottica può differire.
Totale: 7 1/2 + 1 punto trash = 7 1/2. Il film è bello anche se perde dopo la prima visione; le immagini sono curate e durando relativamente poco non affligge lo spettatore tirandola troppo per le lunghe. Il punto trash deriva dalla recitazione ... ehm ... 'enfatica'. E' comunque un film che consiglio di vedere da soli o in compagnia silenziosa, onde evitare di rovinare l'immersione con eccessivi commenti. Per questo il punto trash, pienamente meritato, NON si aggiunge al voto finale: a differenza degli altri film precedentemente commentati, tutto ciò che guadagnerebbe in risate perderebbe in pregnanza.


HERO

Hero è il cugino di Rashomon più giovane, estroverso e superficiale. Non è necessariamente un male, eh. La premessa è la stessa di Rashomon: più versioni narrate dello stesso evento, completamente differenti l'una dall'altra - anche se qui sono raccontate dalla stessa persona.
Il protagonista, Senzanome (un titolo che andrebbe riservato a personaggi migliori), porta avanti un piano per uccidere l'imperatore dei cazzi e dei mazzi insieme a tre eroi leggendari.
Questo è un wuxiapian, cioè uno dei film che segue il trend "cinesi che volano", a cui appartengono anche la tigre e il dragone e la foresta dei pugnali volanti. Per chi non conosce i titoli citati: la trama è discreta, i personaggi non sono interessanti però cazzo, volano! Che figata è questa?!

In realtà confesso che la trama di Hero mi ha preso più di quanto credessi. La morale amorale di "la gente deve sacrificarsi per un bene più grande"/"il fine giustifica i mezzi" mi ha colpito, visto che è al momento aliena nella nostra società, e puzza anzi di propaganda comunista. Ma devo dire che è trasmessa in modo elegante e, sebbene si possa non condividere la scelta di alcuni personaggi, almeno è mostrato il loro DUBBIO rispetto a cosa fare. Al di là di questo i personaggi sono dimenticabili e i dettagli della storia sfuggono rapidamente dopo la visione. A livello di intrecci è a mio parere inferiore a Rashomon in tutti i campi, non tanto perché effettivamente più superficiale, ma perché:
1 - non pone questioni sulla relatività della verità: tutte le versioni provengono dalla stessa persona, che le pone con il preciso obiettivo di ingannare. Inoltre, mentre in Rashomon nessuna delle versioni viene mai completamente screditata (sebbene l'ultima sia la più 'verosimile'), in Hero c'è un graduale avvicinarsi alla versione reale dei fatti, che viene alla fine svelata allo spettatore: il messaggio quindi è assolutamente opposto, perché dove Rashomon sostiene l'impossibilità della ricerca del vero, Hero mostra come con la perseveranza e integrità si superino gli inganni. Mi lascia perplesso come un messaggio simile possa provenire da un paese con un ammontare di propaganda pari ad almeno 3 KiloTG4 (unità di misura internazionale della propaganda).
2 - Rashomon l'ha già fatto PRIMA. Più di cinquant'anni prima, in effetti. E a livello di struttura Hero non aggiunge nulla alla premessa - cambia piuttosto il tema, che diventa più simbolico, e si focalizza sul lato estetico, punto di forza del film. Addirittura, stravolge il significato che questo tipo di struttura aveva in Rashomon (vedi punto 1).

I dialoghi, fortunatamente pochi, sono assolutamente risibili. Non so se anche nella versione originale, in una cultura differente dalla nostra, risultavano finto-profondi come li ho trovati io. Il continuo paragone tra scrittura e arte della spada è una cosa che accettiamo solo perché ci viene detta. Le motivazioni dei personaggi sono ridicolmente astratte e idealistiche, come se fossero completamente slegate dal contesto. E quanto al resto, abbiamo perle di dialogo come questa (la riporto come la ricordo):
"...se ho capito bene, per fare la tua mossa mortale devi trovarti a dieci passi da me."
"esatto"
"e come si chiama questa mossa?"
"LA MORTE A DIECI PASSI"
(pausa imbarazzante)
"E' un bel nome".

... in realtà no, signor imperatore. Non lo è.


CONCLUSIONI
Obiettivo: 6. Il film incanta per le sue immagini e trasmette relativamente bene la sua (a)morale, soprattutto perché la introduce lentamente, cercando di far entrare dolcemente lo spettatore McDonaldizzato in un sistema di valori differente. Peccato che i dialoghi siano stridenti e molti concetti facciano sghignazzare noi gente profana. Forse sono troppo americano per capire. Se mi dicono che ci sono 17 modi per scrivere "spada", tutto ciò a cui riesco a pensare è il guadagno che devono avere le industrie di dizionari. Penso comunque che sia un film ricordato più per le sue coreografie che per il messaggio, quindi non coglie esattamente il suo obiettivo (l'enfasi posta sul finale mi fa pensare che sia un obiettivo non secondario, il messaggio).
Originalità: 5. Se non avete visto né Rashomon né alcun wuxiapian, lo troverete originalissimo e innovativo. Se avete visto l'uno o l'altro, lo troverete interessante. Ma se avete familiarità con entrambi lo trovereste un copia-incolla che non capisce bene cosa ha copiato. E francamente più passa il tempo più è probabile che abbiate avuto contatti col genere cinematografico "cinesi che volano", quindi non è proprio il suo punto forte.
Fattore di riguardabilità: 7. Il film è molto bello esteticamente, con immagini davvero curate e maestose, quindi è piacevole riguardarlo una sera che ci si vuole rilassare con qualcosa di luccicante. La durata di 100 minuti si fa un po' sentire, soprattutto in certe scene di 'pausa'. Non è un film da riguardare spesso, ma una volta ogni tanto è senza dubbio piacevole. Da vedere assolutamente una versione di buona qualità, su un buono schermo - non è uno di quei film in cui vedere bene è secondario.
Evocatività: 9. L'idea di dividere i segmenti (le 'versioni') caratterizzandole ognuna con un colore è VINCENTE e SPETTACOLARE. Io sono un fan del tono su tono, quindi esteticamente questo è il MIO film. Penso che sia identificabile da qualunque fotogramma, in ogni suo punto, ed è una gioia per gli occhi guardarlo. Non ottiene 10 perché le musiche, comunque piacevoli, non sono assolutamente memorabili (o almeno, al mio orecchio sono generiche_musiche_orientali). Anche i personaggi non sono capolavori di caratterizzazione, ma comunque da questo punto di vista è un lavoro migliore di Rashomon, essendo i protagonisti più 'sopra le righe', e quindi memorizzabili. Il tema principale del film cresce lentamente ma lo pervade fin da subito e le scritte conclusive lo cementano, quindi potrebbe rimanere impresso, ma probabilmente solo dalla seconda visione - la prima si potrebbe essere distratti dai colori e dalle scenografie. O almeno, a me è capitato così - ma non sono esattamente un campione di concentrazione se ci sono colori luccicosi di mezzo...
Totale: 7 + 1/2 punto trash = 7 1/2. Devo confessare una cosa: mi sento male a dargli lo stesso punteggio di Rashomon. Guardandoli, non c'è dubbio su quale film è una pietra miliare e quale è solo un ciottolo lungo la strada. Rashomon è più profondo, tormentato, e apre un dialogo là dove Hero non lascia posto per domande in sospeso. TUTTAVIA... se lo scopo di un film è intrattenere, e penso che lo sia, Hero fa un lavoro sicuramente migliore di Rashomon. Un film in bianco e nero, con trama frammentata e un'aura di vecchiume ad avvolgerlo non è un film da guardare una sera che si è stanchi e si cerca di passare una serata in modo interessante. Alla fine di tutto, come già avevo detto per la pianista, penso che questi due fattori si equilibrino - non sempre un film bello è un film godibile, e viceversa. In questo caso, Rashomon è un film BELLO e Hero è un film GODIBILE - le stesse scene di combattimento enfatizzano la differenza tra i due film, rozze e animalesche nel primo ed elaborate e spettacolari nel secondo. Sono film che non guadagnano nel confronto dell'uno con l'altro, perché si evidenziano i difetti a vicenda. Sconsiglio assolutamente di vederli in rapida successione.

That's all, folks! ...per questa domenica!


1 commenti:

misao ha detto...

il primo non lo conosco, il secondo.. carini effetti speciale ma storia caccolosa... preferisco la casa delle daghe.. XD