Gwyneth Paltrow mi perseguita.

SVELO FINALI

Again again, il mio appuntamento settimanale col blog, un altro paio d'ore a sproloquiare su un paio di film.
Qualcuno di voi (ipotetici) lettori ha mai desiderato essere qualcun altro? Qualcuno di rispettato, famoso, senza brufoli, circondato da belle ragazze, con un nome più interessante del vostro e ricco come la mafia russa? Ripley e Abagnale SI, l'hanno desiderato. E ci sono riusciti! Ehm, abbastanza. Circa. E a caro prezzo.
I due film di questa settimana parlano di due trasformisti pronti ad assumere l'identità del proprio prossimo... o a cambiare la propria. Sono (rullo di tamburi!) Il Talento di Mr Ripley e Prova a Prendermi! Il primo un dramma che ti tiene in tensione... il secondo, parecchio più leggero.
In ordine di visione...

IL TALENTO DI MR RIPLEY

Tom Ripley è uno sfigatello con poche buone qualità... e a parte nella locandina in cui è truccato bene, Matt Damon è eccezionale nel ruolo del nerd - complici occhialoni a due piazze, un colorito grigio gesso e l'abilità di comandare un lato della bocca indipendentemente dall'altro. Tra le poche qualità ha quella di imitare le firme altrui, ma è una di quelle che raramente sono utili... o no?!
Un vecchio fascista lo incarica di andare in Italia, dove suo figlio Dickie (testa di cazzo di nome e di fatto) sta sperperando in allegria il patrimonio di famiglia. Comincia già a mentire sulla propria identità in viaggio, con una ragazza random di passaggio - un'oca impellicciata, sfacciatamente stupida.
Arrivato in Italia nota la curiosa assenza di mandolini, e comincia a spiare Dickie, finché non trova un modo per avvicinarglisi (in spiaggia, su cui si mimetizza grazie alla sua pelle del colore del mare). Per qualche motivo che ancora non mi è chiaro Dickie decide di aderire al progetto Adotta-un-nerd e due giorni dopo Tom è a casa sua e della sua fidanzatina Marge.
Gwyneth Paltrow.
(Giuro che quella donna mi perseguita - è in ogni film che guardo. Penso che mi ami).
Cooomunque... qua comincia la nuova vita di Tom, trascinato da Dickie in un vortice di feste, riccume, gite in barca, suonatori jazz e karaoke (e tutti sanno che il karaoke è l'ultimo dei peccati - quello mortale).
E' tutto rose e fiori... eccetto che Tom a tratti non sembra contentissimo. Trapela una sua rabbia, misto invidia, per Dickie. Per un bel pezzo del film non si capisce se Tom sia innamorato - e orrendamente geloso - di Dickie, complici alcune scene *molto* equivoche, o se voglia ucciderlo e assumere la sua identità, essendo ormai palese che si stia affezionando allo stile di vita da ricco_mantenuto. Poi lui e Dickie-Dickie fanno una gita in barca e, quando sono nel mezzo del nulla, il cretino pensa sia un ottimo momento per dire a Tom "penso che sia il caso che ci distacchiamo un po'", e per dichiarare il suo intento di sposare Gwyneth Paltrow. Tom non la prende bene. Fa una imbarazzante scenata di gelosia a cui, molto intelligentemente, Dickie risponde con una contro-scenata, chiamando Tom "sanguisuga" e altri attributi poco carini. BAM, remo sulla testa, Dickie muore.
Finisce la prima metà del film.
La seconda metà è un crescendo continuo di tensione: Tom vuole assumere l'identità di Dickie per continuare a ricevere soldi dal vecchiaccio fascista e per coprire il proprio omicidio, tuttavia questo significa evitare chiunque sappia che la faccia di Dickie non è la sua, prima tra tutte la fidanzata di Dickie, Gwyneth Paltrow! Costretto a commettere omicidi ogni volta che viene scoperto, la scia di cadaveri che si lascia dietro attira alla fine l'attenzione della polizia, che attira a sua volta l'attenzione di Marge (di cui Tom si era liberato dicendo che Dickie era andato.. altrove). La ricomparsa della donna random a cui aveva mentito per prima in assoluto complica ancora più le cose, visto che lei conosce Marge... quindi... un bell'intreccio, sì. Alla fine il nostro eroe occhialuto la scampa dall'accusa d'omicidio facendo passare Gwyneth per donnaccia isterica, ma il film rende chiaro che sarà intrappolato per sempre in una rete di menzogne che gli impedirà di godersi la vita.

Una nota doverosa su Gwyneth: nel post su Sliding Doors ho detto che ci sono in film in cui è scialberrima e film in cui è ottima e memorabile. In QUESTO film compie la meravigliosa metamorfosi che fa da anello di congiunzione: nella prima metà è l'adorabile mogliettina tutta luce e sorrisi, nella seconda cala sempre più rapidamente in aperta ostilità e neuroticismo, e non fa mai la figura della stupida visto che, alla fine di tutto, è l'unica ad aver capito come stanno le cose. A mio parere è assolutamente memorabile, e insieme a Matt Damon e Jude Law (Dickie), completa il terzetto di ottimi attori protagonisti offerto dal film.
Comunque, Gwyneth, smettila di telefonarmi. Ti ho detto che voglio una pausa di riflessione.

IN CONCLUSIONE

Obiettivo: 9. L'obiettivo del film è tenere in tensione, lasciare continuamente pensare "riuscirà Tom a cavarsela?". Ci riesce - l'intreccio dei personaggi è stretto, e Tom si divincola nella sua rete sociale cercando di allontanarsi, una ad una, dalle persone che conoscono il vero Dickie, ma rimanendo avviluppato in modo forse definitivo. Il film si differenzia dal libro - che non ho letto - in quanto cerca di dipingere Tom in luce un po' più positiva, dandogli motivazioni con cui sia possibile empatizzare (l'omicidio di Dickie è un omicidio passionale, per quanto causato da pensieri disturbati). Può riuscirci come no, suppongo dipenda da chi lo guarda. Il rapporto tra Dickie e Tom è dipinto secondo me molto accuratamente, e in modo molto sottile - ben prima dell'omicidio, si intuisce a mio parere come Dickie consideri Nerdolino al massimo un gregario, e come la cosa non vada affatto bene all'altro.
Originalità: 6. Non è il primo film ad esplorare le conseguenze delle menzogne, e sicuramente non sarà l'ultimo. Ma è fatto bene, e questo è raro. L'elemento "trasformismo" non si vede così spesso.
Fattore di riguardabilità: 7 1/2. E' bello, piacevole, molto ben realizzato. Perde molta tensione sapendo già dove vada a finire, ma la trama è decisamente solida e non cede di fronte a seconde e terze visioni. Un po' troppo lungo (2 ore e un quarto) e lento per riguardarlo spesso.
Evocatività: 8 1/2. Gli attori sono assolutamente grandiosi, e dopo pochi minuti ti sembra di conoscere i personaggi da giorni. Rispondono ad archetipi conosciuti, ma usati in modo originale e interpretati in modo superbo. L'Italia è presentata come una terra luminosa, calda, e raffinata. Al di là del fatto che sembra composta quasi interamente da località marittime, è un ritratto senza luoghi comuni e privo di tratti offensivi... incredibile! Il film è ricco di colori senza scadere nel bratzume: all'azzurro del mare e del cielo si accompagna il verde delle piante, c'è una gran dominanza marrone/bianca nelle scene d'interni e tutto è pulito e (moderatamente) colorato. Molto raro il rosso, il che rende la scena dell'omicidio di Dickie più forte.

Totale: 8+ da soli, 8 1/2 in compagnia. Un film ben più che semplicemente godibile. Non ha un messaggio profondo, ma cattura dall'inizio alla fine.

PROVA A PRENDERMI

TRATTO DA UNA STORIA VERA
Un altro film con attoroni, e tema simile. Frank Abagnale Jr (interpretato da "quello di titanic") è un ragazzetto che vive con i genitori del mulino bianco, finché suo padre non si fa confiscare il mulino per FRODE FISCALE. Mi piace sottolinearlo perché ci sono tratti in cui il padre sembra ingiustamente perseguitato dal governo cattivo. Ma.. no. FRODE FISCALE. La signora Bianco, nel frattempo, si getta tra le braccia del suo amante. Dopo poco, gli allegri coniugi chiedono il divorzio. La piccola mente di Frank esplode e al momento in cui gli viene chiesto di decidere con chi dei genitori vivere, scappa.
Quando termina i soldi, comincia a falsificare assegni fino al punto di assumere un'altra identità - quella di un pilota d'aerei. O, meglio, di un copilota, così evita di spedire migliaia di persone verso una terribile, terribile morte.
Allo stesso tempo Carl (Tom Hanks), una specie di ispettore Javert, serio come Hammurabi, comincia ad inseguire il piccolo Frank.
Costretto per necessità a cambiare pelle appena la sua copertura rischia di saltare, Frank impersona un medico e un avvocato, aiutandosi guardando un mucchio di telefilm. Anche se qualcosa mi dice che nella realtà uno che si documenti su come lavorare tramite la TV verrebbe scoperto entro due ore. Soprattutto se tra i suoi finti lavori figura quello di MEDICO (nelle parole di Marco... "controllate i mitocondri... che non si siano allargati").
Alla fine Frank viene ritrovato da Carl in stato confusionale (Francia), riportato in USA e imprigionato fino alla fine dei giorni. Eccetto che poi viene assunto dall'FBI per progettare assegni non falsificabili.

Questo film ha un problema gravissimo: è indeciso sul sistema di valori da assumere. Da un lato sembra assolutamente ossessionato dall'idea del PRESTIGIO: Frank vede per strada un pilota in divisa e slow-motion, circondato da belle hostess e ammirato da tutti i passanti e, ecco, *deve* diventare come lui. Quando diventa medico tratta i suoi subordinati con spocchia e battutine e, nonostante questo, dovrebbe risultare un personaggio caro al pubblico (io avrei voluto dargli due schiaffi). Il film ci fa credere che quello sia l'avere una vita di successo, e che Frank è FURBO per sfruttare le opportunità che ha, allo stesso modo in cui suo padre è ingiustamente perseguitato dagli esattori fiscali.
Poi qualcosa va storto, il film ci fa intravede come Frank abbia una solitudine dentro, che non può colmare perché a nessuno può rivelare il suo segreto. Il suo tentativo di sposarsi fallisce quando l'Ispettore Javert si presenta alla festa, non invitato, con questa bizzarra pretesa di incarcerarlo per i suoi crimini.
Nonostante venga calcata questa solitudine, tutto il film ruota intorno al DENARO. Ci vengono ripetute mille volte le cifre che Frank ha rubato tramite gli assegni, come a dimostrarci che è davvero di successo. Le mille donne con cui ci prova cadono ai suoi piedi, ammaliate come cretine dalle divise e dalle macchine, e i personaggi femminili vanno dalla debole che subisce il fascino del dottore (la quasi-moglie) alla modella/prostituta che subisce il fascino del denaro. No, nessun personaggio femminile svela di avere qualche interesse oltre al prestigio o denaro del proprio accoppiante. Nemmeno la moglie. Nemmeno la madre di Frank.
Verso la fine del film, in una scena toccante Frank capisce cosa ha perduto fuggendo: una vita tranquilla e serena da persona normale, con la sua sorellastra che vede per la prima volta.
Eppure, di nuovo, l'epilogo del film non riesce a trattenersi dall'informarci sulla busta paga del nuovo lavoro di Frank, quasi a rassicurarci che c'è l'happy ending.

Penso che si sarebbe ottenuto lo stesso risultato facendo scrivere la sceneggiatura ad Andreotti e chiedendogli "mostraci perché odi il potere". Nessuno di incluso nella sceneggiatura o regia del film odia il prestigio, questo è chiaro come il sole. Certo, riescono a mostrare i suoi lati negativi. Ma non riescono neanche a ragionare in un modo che non metta il denaro o lo status al centro dell'universo di una persona. E' semplicemente lì, il centro dell'identità. Quindi... puoi essere infelice senza una famiglia, ma di sicuro non sei felice senza tir di denaro. Non sono sicuro che fosse QUESTO il messaggio che volessero trasmettere, ma non mi è arrivato altro.

IN CONCLUSIONE

Obiettivo: 5, in base a tutto quello detto sopra. Il film è godibile e divertente, cosa che senza dubbio era il suo obiettivo, ma la morale è completamente storpiata.
Originalità: 6. Il tema non è né originale né banale. Usare il divorzio dei genitori come terribile_trauma è decisamente più banale che originale. La dinamica da nemici-amici di Carl e Frank è già scritta, fin dall'inizio.
Fattore di riguardabilità: 6. Il film è piacevole ma nulla di eccezionale, e la durata di due ore e venti mi lascia a corto di motivazioni per rivederlo in tempi brevi.
Evocatività: 8. Visivamente è carino ma nulla di eccezionale. Le musiche sono orecchiabili ed entrano in testa, gli attori abbastanza bravi. I titoli di testa (!) sono bellissimi, hanno uno stile tutto loro e in due minuti sintetizzano tutto il film. Guardate quelli, ignorate i restanti 138 minuti di riempitivo.

Totale: 6 1/2 da soli, 7 1/2 in compagnia. Al di là di quello che ho detto è un film godibile, per una serata. Ma 'godibile' significa 'bello'?

E' una buona cosa che non si decompongano.

WARNING: svelerò assolutamente il finale di due bei film.



Holaz! Oggi vado sul leggero (riposo post-esame, e ho poca voglia di scrivere) e commento due film che ho visto già da molto, molto tempo e ripetutamente. The Others e Il Sesto Senso: chi li ha visti sa già che cosa li accomuna, ma lo ripeterò lo stesso: il colpo di scena finale. In realtà i protagonisti sono MORTI! Non nel senso che non sono di alcuna compagnia - sono di compagnia fin troppo. Sono proprio morti, deceduti, defunti, stecchiti, kaput, andati, passati a miglior vita, saliti nel regno dei cieli e volati nelle praterie celesti di Manitù, non più qui, spirati, finiti, nel bagagliaio, scomparsi, estinti, trapassati, cibo per vermi, periti, privi di vita, esanimi, han dato il mortal sospiro, sono sepolti, spenti, inanimati, crepati, usciti di scena, sei piedi sottoterra.

Phew, mi sono tolto un bel peso dalle spalle. Tolta la questione dei finali, passiamo ai film!


Il Sesto Senso

Il film che ha ispirato infinite grida di "vedo la gente morta!".
Bruce Willis - sono convinto sia questo il nome del personaggio - è uno psicologo dell'infanzia molto di successo, così di successo che ha vinto un premio, e così di successo che tornando a casa trova un ex-paziente in mutande che lo minaccia. Oops. Dopo un breve scambio molto intenso (che parte con un "chi sei?".. bravo bravo) il mutandato spara a BW, che muore, decede, defunge (?) ecc ecc.
Fast-forward. BW conosce un bambino che gli ricorda moltissimo il mutandato (sebbene sia vestito, e in effetti spero che la sua pratica come psicologo dell'infanzia riguardi poco bambini in mutande) e decide che deve assolutamente aiutarlo con i suoi problemi! Cosa in effetti comprensibile, visto che non aver aiutato l'altro gli ha portato ad avere un po' di piombo di troppo in pancia.
Insomma, comincia a seguire e tormentare il bambino peggio di un pedofilo, e dopo un po' si accorge che *gasp* il bambino vede la gente morta! E dopo un altro po' che *GASP!* è tutto vero!
Il film prosegue - ed è una cosa che trovo molto carina - con il bambino che cerca di trovare un modo per convivere con la sua... peculiare condizione. Non aiuta il fatto che i morti siano sanguinolenti e terrorizzanti (non decompongono, ma non coagulano neanche. Sai che seccatura?). Il film decide di seguire il caso di una bambina in particolare, che ha reso popolare in tutto il mondo la sindrome di Munchausen by Proxy, cioè quella condizione in cui il genitore avvelena - anche inconsapevolmente - il proprio figlio per poi divertirsi a fare un tour di tutti i dottori cittadini.. o solo per godersi un po' di pietà dal proprio prossimo in quanto "madre/padre di bambino molto malato". Ovviamente è una sindrome rara, ma ora la conosce chiunque abbia visto il film :)
Aaaanyway, il necrovedente fa una gita a casa della bambina, durante il funerale peraltro, e trova una videocassetta che documenta la birichinata della madre. Seguono ilari momenti di sorpresa che C'è Posta per Te tenta da anni di emulare. Il bambino ha finalmente trovato un modo per convivere con gli zombie in modo pacifico, e tutti sono felici nella jungla.

Eccetto che! C'è ancora un colpo di scena... BW torna a casa, trova la moglie addormentata che mormora "Bruce Willis... perché te ne sei andato?". Lui perplesso risponde "dovevo comprare la carta igienica, baby, ma ora sono tornato", poi si rende conto di non avere la fede sulla mano, e di avere in compenso un bel buco in pancia. Comincia a sanguinare sul tappeto nuovo mentre ci vengono ripresentate un po' di scene dal punto di vista "Bruce è morto!!". Ahah, sembra che qualcuno non sia venuto a patti coi SUOI problemi! Ma non temete: nel corso di 5 minuti BW giunge a pacata rassegnazione riguardo la fine della sua vita, saluta sua moglie e va all'inferno.

IN CONCLUSIONE

Obiettivo: 8. Sono perplesso: il film fa un ottimo lavoro per mantenere tensione nella prima metà, terrorizzandoti con cadaveri truculenti una volta al minuto. Passa poi la seconda metà a dirti "è tutto a posto, vogliono solo un abbraccio" e a cercare di cancellare qualunque traccia di paura dallo spettatore. Mi chiedo perché un cambiamento d'obiettivo così netto e palese. Entrambi gli obiettivi sono ben realizzati e il cambiamento non è TROPPO brusco, ma una volta visto tutto la prima parte risulta, uh, poco utile se non ad attirare al cinema gli amanti dei film horrorz.
Originalità: 8. Considero il finale originale sebbene non sia certo l'unico, né il primo ad utilizzarlo. L'idea che i fantasmi cerchino qualcosa, sebbene non riescano a fare a meno di terrorizzare nel farlo, è anche abbastanza originale. Riguardo la Guest Star, il barone di Munchausen (by Proxy!) ... mi chiedo davvero chi abbia trovato una malattia così oscura, ma essendo un piccolo giallo di per sé è un'idea molto carina. Insomma niente picchi di originalità, ma un livello molto alto nel complesso.
Fattore di riguardabilità: 9. Riguardare il film tenendo in mente "Bruce Willis è morto!" e "i fantasmi cercano solo tanto affetto" cambia il significato di diecimila scene, che è bellissimo rivedere. Esempio: quando Bruce Willis arriva in ritardo alla cena d'anniversario con sua moglie che lo aspetta, lei mormora un gelido "ciao Bruce", paga il conto e se ne va. Ricordando che Bruce è morto, è una scena toccante in cui la moglie festeggia l'anniversario anche dopo che il corpo di lui è freddo è infestato dai vermi. Awww! Fortunatamente il film non è legato del tutto al colpo di scena, e mantiene un suo valore anche dopo che l'effetto sorpresa termina.
Evocatività: 7. Gli attori sono eccellenti (specie il bambino!) e le musiche nel complesso buone. Peccato per le scenografie, buone ma non memorabili, e per i fantasmi assolutamente stereotipati nelle loro apparizioni.

Totale: 8 1/2 da soli, 8 in compagnia. (ho eliminato la notazione in 'punti trash' perché a volte a vedere un film in compagnia guadagni in risate ma perdi di più in tensione..). Un film piacevole da vedere e rivedere. Probabilmente lo apprezzerei molto di più se non mi fosse stato svelato il finale. "oh, hai visto The Others? Bello, ma ha lo stesso finale del Sesto Senso...".

The Others

Uno dei miei film preferiti! Quindi sarò vergognosamente di parte.
Grace è una donna che mantiene la casa di famiglia durante la lunga assenza del marito. I suoi due figli, Anne e Nicholas, hanno una grave forma di allergia alla luce che influenza pesantemente il loro modo di vivere. Sono costretti a stare al buio nella loro stanza (conosco gente che lo fa volontariamente!) e la loro casa diventa, nelle parole di Grace, "come una nave": ogni porta deve essere chiusa prima di aprire quella successiva, perché la luce non entri. Una eccellente scusa per creare un'atmosfera intima e opprimente lungo tutto il film. I bambini hanno reagito in modo opposto alla loro malattia: Nicholas è diventato timoroso ed introverso, ed Anne una piccola bulletta che finge di non aver limiti (salvo cagarsi sotto se qualcuno accende una lampadina).
I loro servitori sono spariti da un giorno all'altro, quindi assumono un sinistro terzetto di servi vittoriani. La vita di Grace e dei bambini continua come prima, eccetto che delle presenze cominciano a manifestarsi nella casa. Un pianoforte che suona da solo, passi che si sentono in stanze vuote, e strani racconti da parte dei bambini convincono Grace che, hey, c'è davvero qualcuno!
La nostra eroina imbraccia un fucile Palin-style blaterando qualcosa a proposito di nazisti nascosti sotto il letto, o qualcosa del genere, ma non trova nessuno. Nel frattempo i servitori danno di matto, inseguendo i bambini con la classica marcia degli zombie. Non è una sorpresa scoprire che i servitori sono in realtà *gasp* MORTI! Questo viene scoperto da Grace tramite un album di famiglia deliziosamente macabro che ritrae un mucchio di gente morta come se stesse dormendo. E i servitori *GASP* sono in questo album!
Anyway, la vera sorpresa è nel finale, in cui finalmente lo spettatore incontra gli "altri", una famigliola anni '40 che sta facendo una seduta spiritica. Nel corso della (breve) seduta spunta fuori il fatto che la cara Grace ha soffocato i due bambini con un cuscino e ha poi inghiottito una caramella di piombo dalla canna del fucile. Non prendendola molto bene, comincia a stracciare i fogli per gli appunti della famiglia Altri e a far ballare il tavolino, movimentando un po' la serata.
Appena ritorna in sé, dichiara che la loro casa è LORO (maddai), e scaccia la famigliola felice. Come bonus, i bambini scoprono che nell'altra vita non sono allergici alla luce! Yayy! Lieto fine! (eccetto che.. sono tutti morti).

IN CONCLUSIONE

Obiettivo: 8. L'obiettivo, puro e semplice, è tenerti sul filo della tensione e ci riesce dall'inizio alla fine. Pur non utilizzando effetti speciali e non mostrando effettivamente nulla di spaventoso, fa sobbalzare più volte e mi ricordo parecchi spaventi. Fa però un po' troppo uso di rumori forti e improvvisi per considerarlo un capolavoro della tensione.
Originalità: 7. Alcune idee sono originali (come la fotosensibilità), ma per la maggior parte attinge dal ricco repertorio di trame per film horror. Nonostante questo non è mai banale, né prevedibile a meno di avere intuizioni geniali. L'unico colpo di scena che tutti prevedono (i servitori sono fantasmi!!) serve a distrarre dal grande disegno (sono TUTTI morti!!)
Fattore di riguardabilità: 8. Conta molto più del sesto senso sul colpo di scena finale, che effettivamente guida tutto il film. Tolto quello rimane poco altro - è tuttavia un film così ben realizzato, e con un ritmo così incalzante (eccetto nelle scene col padre dei bambini... da tagliare tutte, a mio parere!) da non annoiare in nessuna visione. Dall'inizio alla fine, ti avvolge in un'atmosfera che resta con te a lungo.
Evocatività: 9. Un punto in meno per le musiche non brillanti, ma... dio, il regista è un MAESTRO d'atmosfera. La scusa della fotosensibilità dei bambini gli permette di creare nel corso di tutto il film atmosfere buie, con luci tenui e calde che creano un mix di intimità e inquietudine. Nicole Kidman - che considero una delle attrici migliori viventi - è bravissima a dipingere sul suo volto, assieme, rigidità e paura. I bambini sono eccezionali nei loro ruoli, così come i servitori. Persino le comparse sono memorabili... eccetto il marito di lei. Ma potrebbe essere la gelosia a parlare.

Totale: 9 da soli, 8 1/2 in compagnia. Un film in cui la luce è la minaccia riflette bene il capovolgimento dei ruoli che sta dietro i personaggi. Forse il voto è più alto del Sesto Senso perché ho visto The Others per primo, al cinema, e senza che nessuno mi svelasse il finale anzitempo. Ma è comunque un film senza sbavature, impeccabile nei dettagli e nelle sue immagini, che consiglierei a chiunque.

What if?

Hello hello! Un'altra domenica et un altro post su due film simili, e comunque diversi. Stavolta porto due film che hanno come base "piccoli eventi possono cambiare la vita completamente": The Butterfly Effect (l'Effetto del Burro Volante) e Sliding Doors (Porte Scivolanti). Il primo è molto più esagerato, d'azione e complesso, il secondo lineare (per quanto possa essere lineare un film con questa premessa) e pieno di inutile romanticismo!

THE BUTTERFLY EFFECT

ATTENZIONE: rivelerò il finale.
Evan è un bambino problematico, afflitto da numerosi black-out e la cui memoria ha più buchi del muro su cui abbiamo appeso il bersaglio (sono un mucchio di buchi. Non ho una buona mira). Comincia allora a tenere diari piuttosto frammentati. "Oggi vado a vedere papà, che è pazzo come me. Pagina bianca, pagina bianca. Oggi papà mi ha strangolato!". Cose di questo genere. Peraltro non c'è alcuna pausa tra le scene che riguardano un blackout, ed è abbastanza terrificante vedere il padre affabile passare nella modalità Strangolatore-di-Boston nell'arco di mezzo secondo.
Passa il tempo e il piccolo Evan cresce in un contesto sfigatissimo. Tra le sue conoscenze annoveriamo un pedofilo, un futuro delinquente (che a 12 anni picchia ventenni), il Dottor Foreman, il padre psicotico di cui sopra, un ciccione non molto in contatto con la realtà e la ragazza-della-sua-vita più brutta della storia del cinema. Sulla base di tutto questo, penso che il film sia ambientato in Nebraska. Come ciliegina sulla torta, nella versione in lingua originale la madre di Evan è doppiata da Sbirulino.
Fast-forward. Il piccolo Evan è diventato Ashton Kutcher, e vive una stereotipata vita da studente universitario. Bravo a scuola, sta studiando buchi nella memoria. Mentre è a letto con una ragazza, decide che come preliminare sarebbe un'OTTIMA idea leggere i vecchi diari di quando era bambino. Nel farlo comincia a vedere sfocato e dopo un po' di effetti speciali torna *DUHN DUHN* INDIETRO NEL TEMPO. Ed è così che, mezz'ora dopo l'inizio del film, comincia finalmente tutta la parte che dovrebbe caratterizzarlo. Shockato dalla sua scoperta, Ashton decide di andare a parlare col suo vecchio amore di infanzia-ed-adolescenza, Kayleigh, che ha abbandonato in Nebraska senza rimorsi. "Hey Kay, come stai? Ricordi i bei tempi quando eravamo bambini?"
Come prevedibile, Kay si ammazza la sera stessa. Il fratello di lei, lo psicopatico ora cresciuto, minaccia Ashton di morte lenta e dolorosa, e Ashy pensa "è un ottimo momento per tornare indietro nel tempo!", cosa che ha imparato a fare leggendo i diari.
Non riuscendo a trovare un bel periodo nella sua vita in cui tornare (il che mi fa pensare sia vergine), Evan torna al momento in cui Michael Jackson - che è poi il padre della ragazza - sta filmando, nudi, lui e Kay. Decide di cambiare le cose e comincia a minacciare Pedoman, alterando tutta la vita futura sua e di chi gli sta intorno. In effetti, quando si risveglia scopre di essere una Bratz. Una Bratz maschio. Fidanzato con un'altra Bratz, Kayleigh_felice. Dopo inquietanti episodi che mostrano come la sua vita sia perfettissima, il fratello Psicotico di Kay arriva, completamente fuori di testa, e lo minaccia con una mazza da baseball. Sicuro di sé grazie alla sua vita uberperfetta, Evaston gli prende la mazza e la usa per ucciderlo sotto gli occhi orripilati di Bratzetta. La scena successiva si svolge in prigione, dove c'è una lunga sfilza di scene prevedibili che riguardano Evan, altri carcerati e omosessualità latente.
Il film continua in numerose realtà alternative, tutte causate da modifiche in uno dei blackout che abbiamo visto nella prima parte del film. Il che è mucho carino, perché finalmente riesce a dare un senso a scene prima incomprensibili. Evan continua la sua ricerca della realtà perfetta, fallendo miseramente perché in tutte c'è qualcosa di grave che non va (ad esempio, in una sono tutti felici tranne lui: orrendamente mutilato. Ah, e sua madre malata di cancro).
So che esistono finali alternativi al film, a seconda della versione. Quello più amato sembra essere quello in cui Evan, guardando un filmato, riesce a tornare indietro al momento della sua nascita e si strangola col cordone ombelicale. Evan non è mai nato e tutti sono felicissimi per questo, credo.
Quello che ho visto io però ha una morale molto più profonda: Evan torna indietro a quando erano tutti bambini e convince Kayleigh Jackson a non trasferirsi mai in Nebraska. Questo rende immediatamente la sua vita ottima (giuro!). La morale è: fuggite dal Nebraska. Rovinerà la vostra vita irreparabilmente.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 9. Il film ha due obiettivi: mantenere la tensione, cosa in cui riesce molto bene tramite colpi di scena imprevedibili, e stupire con una trama intricata in cui, nella seconda parte del film, tutti i buchi vengono colmati come nel ricostruire un puzzle. Anche se la trama si sgretola ad una visione attenta, essendo fragile come tutte le trame che coinvolgano viaggi nel tempo, l'obiettivo riesce molto bene. Anche dopo aver visto il film una volta sola ricordavo bene molte scene e il senso costante di incertezza, all'inizio convogliato dagli spaventi di fronte agli incomprensibili blackout (in cui il tipo di scene di cui ho parlato all'inizio aiutano molto ad identificarsi nel bambino) e, nella seconda parte del film, dalle azioni "riparatrici" e assolutamente imprevedibili di Evan.
Originalità: 7 1/2. I personaggi sono stereotipati ma a mio umile parere credibili e ben costruiti. Il concetto è interessante, e ha un numero di colpi di scena tale che qualcuno ti sorprende per forza di cose! Purtroppo alcune scene, come tutte quelle in università e in prigione, sono intrappolate in una tempesta di cliché. La storia d'amore è banale ma il suo finale sorprendente (come, non si conoscono più?!). Ogni volta che si cerca di dare un'aura di scientificità alla trama si fallisce però miseramente. Il Dott. Foreman ci spiega gentilmente che le emorragie dal naso di Evan sono dovute alla corteccia cerebrale che ristruttura le connessioni neuroniche per accogliere nuove memorie. ARGH.
Fattore di riguardabilità: 7. Dato l'intreccio della trama guardarlo una seconda volta è un piacere. Poi cominciano ad emergere i buchi nella trama. E con ogni successiva visione aumentano di importanza rispetto ai punti brillanti del film.
Evocatività: 8. Ogni punto del film ha un proprio stile, dalle scene in luce azzurra delle prigioni alle scene coloratissime nel Bratziverso, alle scene cupe delle realtà peggiori, alla luce e pulizia che avvolge il mondo in cui Evan è mutilato. Le musiche sono molto carine e puntuali, ma senza la cura riposta nelle immagini (ma potrebbe essere semplicemente una mia impressione - sono un tipo visivo). Dialoghi non rimarchevoli. Molta, molta cura riposta nel differenziare i personaggi tra i vari universi, gradita!

Totale: 7 1/2 + 1 punto trash = 8 1/2. Non sarà un film che fa la storia del cinema ma l'ho molto gradito. La trama è fragile ma cattura facilmente, ed ha una grande cura che si manifesta nei dettagli. Le differenze esagerate derivate da piccoli eventi si prestano bene a trashitudine, ma rendono il film ancora più godibile piuttosto che rovinarlo. E' il classico film eccellente per passare una serata, ma a cui non bisogna pensare troppo o si rischia di rovinarselo per sempre.

SLIDING DOORS

ATTENZIONE: rivelerò un ALTRO finale!
Premetto che prima di commentare un film cerco di rivederlo per averlo "fresco" in testa, vista la mia memoria non proprio eccezionale. Con Sliding Doors non ci sono riuscito: ho visto 40 minuti circa e poi l'ho chiuso frustrato dalla sua gloriosa insulsaggine. Questo potrebbe LEGGERMENTE influenzare quello che scrivo. Comunque l'ho già visto due volte in passato, un'esperienza che a quanto pare mi è bastata.
Sliding Doors: un cambiamento di qualche secondo (riuscire a prendere la metro prima che le porte si chiudano... oppure no) può cambiare la tua vita! Questa è la premessa del film, che si divide in due seguendo la vita di Helen_intraprendente e di Helen_sfigata. Helen_intraprendente, appena licenziata, prende la metro - è qui che si vede l'intraprendenza - arriva a casa, scopre il ragazzo a letto con Lydia, apre un ristorante, comincia a flirtare con James, muore e si taglia i capelli. Non in quest'ordine. Helen_sfigata perde la metro, si fa quasi-scippare, si fa tradire alle spalle ancora un bel po', trova un lavoro da cameriera e si fa buttare giù dalle scale, e un paio d'altre cose in mezzo.

A differenza che in Butterfly Effect, dove le realtà alternative si susseguivano una dopo l'altra, qui sono esplorate in parallelo: le scene dell'una e dell'altra si alternano in stacchi piuttosto ben curati (anche perché spesso si svolgono nello stesso luogo - ad esempio, il bar dove Helen_intraprendente va a deprimersi è lo stesso in cui Helen_sfigata va a divertirsi con quel fallito, e stronzo, del suo ragazzo). Alcuni accorgimenti ci aiutano a distinguere le due storie: un utile cerottone che Helen_intraprendente si fa mettere al PRONTO SOCCORSO dopo essere stata quasi scippata, e più tardi i suoi capelli da neofemminista. In genere basta un colpo d'occhio per distinguerle, il che è bene.
Un'altra differenza dall'effetto farfalla è che qui vediamo le due vite svolgersi dal momento esatto in cui si sono distaccate; nell'altro film, invece, vedevamo le conseguenze del distacco vent'anni dopo. Questo permette a the Butterfly Effect di mostrare realtà abnormemente diverse, mentre Sliding Doors deve distaccare le realtà con più vigore, perché si vedono solo le conseguenze a breve termine del distacco. In questo devo ammettere che riesce bene, la realtà Ok e la realtà Obrida sono ben distinte.

Una nota interessante sul finale: ci sono tre cose importanti che succedono a Helen_intraprendente: scopre che Jerry la tradisce, comincia una lunga e melensa storia d'amore con James, e muore investita da un camion. Alla fine del film, Helen_sfigata incontra James (che nella sua 'versione' è praticamente una comparsa) e completa la frase che sta per dire*. Questa e altre scene suggeriscono che gli universi siano collegati ,che sia DESTINO che loro si incontrino e si amino per una tediosa ora di film. Tuttavia, questo implica anche che Helen_sfigata sia destinata a morire una terribile, terribile morte, o no? Forse lo sceneggiatore non aveva messo in conto questo, ma io sì.

*la frase che completa è una tediosa citazione di Monty Python. Come vorrei che il semplice atto di citarli lacerasse le corde vocali irrimediabilmente. Sono stufo di sentire loro citazioni a destra e manca. E' insopportabile.

Anyway, arriviamo alle note dolenti: il film è noioso e melenso. Preferirei guardare la plastica biodegradarsi. Quello che poteva essere un concetto interessante è completamente DIROTTATO perché il film diventi una commedia romantica, il genere che più odio in assoluto. La parte "commedia" è data dai costanti commenti arguti ... se si considera arguto utilizzare termini che nessuno userebbe in conversazioni a voce per articolare citazioni e riferimenti alla cultura popolare, con ampio utilizzo di sarcasmo inadeguato. Non è un genere di umorismo che mi dispiaccia, eh, tutt'altro! In questo film c'è un problema nella *densità* delle battute: troppo poche (e banali) per far ridere, ma troppe per non distrarre dalla trama, che peraltro è già d'una noia mortale. Probabilmente sono così acido perché conosco una marea di film, blog, siti e webcomics che fanno uso di un costante, verboso sarcasmo molto meglio: un paio di esempi. Quanto alle citazioni di cultura popolare, le odio perché ne colgo appena il 10% (il che mi fa interrogare sul perché i simpson e futurama mi piacciano ugualmente - sarà che quel 10% è divertente).
La parte romantica deriva invece dalla storia d'amore col 'divertente' James, che è così OVVIO sia destinata a sbocciare. Così come la storia con l'infedele Jerry è destinata a finire anche nella versione in cui va avanti. E' tutto già scritto. Nelle migliaia di commedie romantiche uscite prima di questa.

Comunque c'è un'altra nota molto, molto dolente. Gwyneth Paltrow, l'attrice che interpreta Helen. Sospetto che esistano effettivamente due realtà alternative: una in cui Gwyneth Paltrow sa recitare (I Tenenbaum, il Talento di Mr Ripley...) e una in cui è Scialba De Scialbis, scialba attrice di film scialbi (e questo è il caso - in Se7en, era l'unica attrice scialba in un film eccezionale). Ci sono quei film in cui Gwynnie non sa che essere tutta sorrisi e buone intenzioni, con un look acqua e sapone e un genuino interesse per il proprio prossimo. E' un ruolo insopportabile, quello in cui lei è la donnina-buonina abusata dagli altri (anche nel talento di Mr Ripley è abusata dagli altri, ma di sicuro non reagisce in modo così tranquillo). Film in cui non sembra in grado di concepire cattivi pensieri e, dall'altro lato, film in cui è tutta rabbia e rancore, e in cui persino il suo aspetto è più memorabile! I secondi sono i soli film per cui vorrei ricordarla, onestamente.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 6. Sono due commedie romantiche al prezzo di una! ...sul serio, se si vuole trattare un argomento come le realtà alternative così di sfuggita, perché farlo? Perché non limitarsi a girare una commedia romantica normale, come ha fatto "il Diario di Bridget Jones"? Quel film si focalizzava su un obiettivo solo, e riusciva MEGLIO. Ho deciso di dare 6 perché se siete vecchie zitelle riuscirà a commuovervi. "Ooooh, James è davvero l'uomo giusto per lei!" ... Bleeeargh.
Originalità: 5. Si può prendere un'idea originale e rovinarla tramite una mitragliata di cliché e scene già viste? A quanto pare sì. Se i deja vu sono errori di Matrix, allora hanno installato Vista mentre guardavo questo film. Un punto in più per la scelta coraggiosa di non usare begli attori maschili in un film con target spiccatamente femminile, optando invece per "visi interessanti" (leggasi: uno ha il naso che gli entra in bocca, e l'altro sembra un incrocio tra un moai e Richard Nixon). Riguardo le donne, sia Gwynnie che l'amante di Jerry sono invece pacchi belle, e mi chiedo come Jerry, l'uomo senza qualità alcuna, sia finito assieme a loro.
Fattore di riguardabilità: 4. Un film che puzza di già visto fin dalla prima visione non invecchia bene. L'unica idea originale che presenta perde rapidamente potenza, mentre l'insipidume avanza.
Evocatività: 5. Gli attori, per quanto gli permettono i loro ruoli, sono bravi. Unito ai loro lineamenti... "particolari" (anche la bella Gwyneth in realtà è una rana dalla bocca larga), fa un buon effetto per ricordare i personaggi. Riguardo l'estetica, Londra non è mai stata così scialba. E' un brutto segno che abbia riconosciuto che non era ambientato in America dagli ACCENTI, piuttosto che da... qualunque altra cosa. Accento peraltro che Gwyneth deve fingere, ma naturalmente non ho la più pallida idea se sia stata credibile o meno. Buona attenzione nel distinguere le due trame. Musica non importante, dialoghi carini anche se estratti dal contesto, ma in modo freddo e banale (non so come spiegare, ma è come se tutte le battute fossero pre-collaudate..).

Totale: 5. Guardatelo solo se siete donne sole, stringendo un cuscino e mangiando nutella dal barattolo. In qualsiasi altra situazione, SOPRATTUTTO se siete in compagnia, guardate altro. Posso consigliare The Butterfly Effect? E' simile, ho sentito.

Qualcuno confonde riso e proiettili

Ho visto ieri un film con, di nuovo, una premessa simile ad un altro film che conosco bene. Sono entrambi belli, e entrambi hanno per regista un mostro sacro. Il primo è la sposa in nero, di Truffaut, e quello che mi ha ricordato è (ovviamente) Kill Bill di Quentin Tarantino!
Partiamo dal più famoso...

KILL BILL VOLUME 1 & VOLUME 2

Kill Bill è un film così importante ed eccezionale per me
che faccio sempre l'errore di pensare che lo conoscano tutti, cosa che mi capita anche con Fight Club.
Quindi, uhm, anche se continuo ad essere convinto che sia più conosciuto della Bibbia, faccio una premessa introduttiva lo stesso: B*** K*** è una giovane sposa che, nel giorno del suo matrimonio, vede uccisi suo marito, tutti i presenti, se stessa e la sua pancia da un certo Bill, che scopriamo essere il suo ex-capo. Di una squadra di sicari (squadra as
sassina vipere mortali... spero fossero più bravi a uccidere che scegliere nomi).
Essendo una perfez
ionista, decide di uccidere anche gli ex-colleghi, che hanno aiutato Bill in quello ormai conosciuto come "il massacro della chiesa di El Paso, Texas" (qualcuno sente sempre il bisogno di specificare che è in Texas - probabilmente per giustificare come abbiano fatto a entrare in chiesa con i fucili).
La Sposa comincia così la sua ricerca e la sua vendetta. Ci sono anche un altro po' di vittime in mezzo oltre Bill, quindi ad essere precisi il film dovrebbe intitolarsi "Kill Bill and Vernita and O-Ren and Budd and Elle and 200 random people and OH MIO DIO STA ARRIVANDO CERCATE UN RIPARO".

Sarebbe qui opportuno distinguere i due volumi: molti dicono che siano stati divisi per una mera mossa commerciale, ma non si può negare quanto siano diversi l'uno dall'altro. Io li considero essenzialmente due film diversi, anche se alla fine darò un voto complessivo. Per quanto uno completi la storia dell'altro, il secondo è molto meno lineare e bizzarro (MENO bizzarro non significa normale - mossa dell'esplosione del cuore con cinqu
e colpi delle dita?). Più che altro nel secondo la situazione si complica perché mentre nel primo la sposa svolge due esecuzioni contro colleghe che le sono sostanzialmente indifferenti, nel secondo dirige il suo odio verso il fratello di Bill, la sua storica rivale e Bill stesso. Quindi diventa una vendetta un po' più, uhm, personale. E a testimoniare l'aumento di complessità nella storia, solo nel secondo film impariamo il nome della sposa e conosciamo il volto, terribile ed espressivo, di Bill.

Ehm... non posso credere di aver scritto così a lungo senza avere accennato alla BIZZARRIA del film. A parte un livello di ultraviolenza che farebbe impallidire Alex e tutti i suoi drughi, il film rinuncia al realismo più o meno d
opo i titoli di testa. Infermiere assassine, katane leggendarie a manetta, PUSSY WAGON, sangue a pressione, e un maestro cinese con molta più barba che pietà... in questo/i film c'è una vagonata di elementi tra il divertente e l'imbarazzante. Vabè che già l'avere come premessa una assassina gravida... (la pistola di Bill ha fatto centro, Haha. Ha.)
Quando l'ho visto la prima volta - senza conoscere Quentin né il suo metro di mento - non riuscivo a chiudere la mandibola nel mio orrore/stupore/amore. Questo film scende nel ridicolo così a fondo che spunta dall'altra parte, nel Puro Genio. Certo bisogna entrare nella sua ottica e accettare MOLTE bizzarrie.

Ah, una piccola nota: ho visto ormai un po' di film di Quentin, ma non
riesco ancora ad accettare il suo palese feticismo. Ci sono sempre inquadrature di piedi vagamente giustificate, o un gran parlare di piedi, o una sospetta tendenza dei personaggi ad abbandonare le calzature per motivi misteriosi. Mentre in altri film potrei anche passarci sopra, l'esperienza di stare al cinema davanti a un primo piano alto metri degli obridi piedi di Uma Thurman è qualcosa che ti segna per la vita.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 8. Quando vuole esaltarti ti esalta, quando vuole commuoverti ti commuove, e riesce rapidamente a rompere quel guscio di razionalità dello spettatore che vuole un film realistico. Ha un po' di difficoltà nel cambio di obiettivo tra primo e secondo volume, purtroppo.
Originalità: 9. Utilizza una marea di cliché, ma nel complesso è completam
ente un genere a parte. Inoltre, PUSSY WAGON.
Fattore di riguardabilità: 8. Bello, eccezionale da vedere
, purtroppo dura millemila ore. E questo ti ferma un po'.
Evocatività: 10. Ogni "vittima" è circondata da uno stile particolare - la normale casa di Vernita che viene distrutta, il supergiappone di O-Ren, la roulotte scrausa e sporca di Budd, l'inquietante aria da business-woman/pirata di Elle e, natural
mente, BILL. Ma tutti hanno qualcosa di assolutamente distintivo. Quindi non è solo uno di quei film in cui riconosci ogni fotogramma, ma in base al fotogramma puoi capire anche in quale PUNTO del film è collocato. Le musiche sono eccezionali, e la quantità di gente che ho sentito fischiettare "twisted nerve" lo testimonia. I dialoghi, come ci si aspetta da Tarantoz, sono memorabilissimi. "You and I have unfinished business"...

Totale: 9 + 1 punto trash = 10. Casomai non si fosse notato, e in tal caso posso ripeterlo, questo film mi PIACE. PIACEPIACEPIACE. Guadagna in compagnia per l'assurdità delle scene, anche se rischia di perdere nel secondo volume (la parte più 'emotiva'). Ero indeciso se togliere un punto per il piede-della-morte ma.. vabè.

LA SPOSA IN NER
O

Un'altra sposa terribile! Non ci facciamo mancare proprio niente.
La premessa del film è molto, molto simile a Kill Bill (anche se questo film viene molto prima): cinque coglionazzi riescono a sparare ACCIDENTALMENTE a uno sposo durante il matrimonio. Julie Kohler, la sposa, decide di rintracciarli uno ad uno ed ucciderli con fantasia. Nonostante il titolo la sposa non è sempre in nero - indossa anche bianco, ma mai colori. E' brusca, secca, tratta chiunque con assoluta scortesia, ed è dopotutto abbastanza intrigante. E' una bella donna ma non bellissima, sebbene nel film, come a quanto pare succede SEMPRE, viene trattata come Dio-femmina-in-terra, e sembra che tutti i personaggi non vedano l'ora di ravanare tra le sue gambe di donna stronza (occhio ai denti!). Parzialmente giustificato visto che i 5 si conoscono perché hanno come passioni in comune le donne e le armi (mi ricordano qualcuno!).
Purtroppo nel film non si vede MAI, e dico MAI come lei rintracci i suoi obiettivi... nonostante suna delle vittime sottolinei come i 5 abbiano cercato di far perdere le loro tracce, il che è una mancanza non da poco. Quindi conviene semplicemente lasciarsi trascinare dagli omicidi e guardarlo a cuor leggero. Ci sono un po' di scene che mirano a creare empatia per la sposa e a mio parere ci riescono, ma il motivo principale per vedere il film sta proprio nei metodi per uccidere. Ogni volta che Julie raggiunge una delle vittime la uccide in un modo nuovo, e altalena tra il "lo fa!" e il "non lo fa!", per poi soprenderti mostrando il suo piano perfettamente orchestrato. Ad esempio, ruba con abilità un fischietto al figlio di uno dei 5, e solo dopo capisci che l'ha fatto per fingersi la maestra del bambino dopo essersi infiltrata nella casa. Però poi perde tempo fingendosi la perfetta baby sitter e dimenticandosi apparentemente dell'omicidio. Ravana un po' tra i coltelli di casa, poi ci rinuncia. Gioca a nascondino col piccolo. Poi fa per andarsene, ma... no! Ecco una scusa per restare! Ed ecco che lo uccide in un modo che rivela un piano ben preparato.
Insomma un continuo sorprendere, ora no, ora si, ora un intoppo, finché ogni volta il piano è improvvisato, ma improvvisato molto bene e non proprio all'ultimo minuto.
Per il resto il film è discreto, raggranella empatia nei punti giusti ma non riesce a sconvolgere, anche perché non mostra le conseguenze dei gesti della donna, e mostra poco i suoi sentimenti a riguardo - onestamente, la storia dell'incidente è tutta una scusa per mettere in gioco Julie.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo:
9. I due obiettivi di sorprendere e di far tifare per la temibile vendicatrice riescono benissimo entrambi. Di nuovo un film che deve lavorare lentamente sullo spettatore, stavolta per trasformare ai suoi occhi la sgradevole Julie in una secca eroina. Successo.
Originalità:
9. La premessa non è affatto male, e almeno due omicidi hanno modalità... curiose. Il mix di improvvisazione e premeditazione dietro l'operato di Julie riesce eccellentemente. Un punto in più per l'ottima attenzione al dettaglio nella creazione dei personaggi. Le 5 vittime sono ben distinguibili e hanno curiosi, piccoli manierismi molto realistici. Anche il bambino, per una volta, è ben rappresentato: né idiota né genio, ma facilmente manipolabile. Penso che un bambino vero si comporterebbe proprio così nella situazione indicata.
Fattore di riguardabilità:
6. Tolta la suspence, perde molto.
Evocatività:
7. Prevalenza del bianco e nero, ma in tinte più morbide de "La Pianista", e meno presente (eccetto nei vestiti della sposa!). Buona attenzione ai dettagli, ma temo le immagini non siano così memorabili. Insomma... curato, ma non è questo il punto di forza del film. Riguardo le musiche, la marcia nuziale non è mai stata così spaventosa.

Totale:
7 + 1/2 punto trash = 7 1/2. Un film carino, da vedere una volta e da cui farsi sorprendere, con una trama semplice che cattura. Il mezzo punto trash deriva da quanto le 5 vittime escano dal seminato per evidenziare qualunque loro vizio, specialmente quello delle donne. "Ho un incubo ricorrente in cui vado in giro e incontro solo uomini!". Chissenefrega. Potrebbe guadagnare in compagnia, ma non ne ho la certezza.

E' tutto, dasvi!


La settimana scorsa ho commentato due film estremamente diversi, ma con qualcosa in comune: avere come argomento il terrore della sessualità, e lo spirito autodistruttivo che può accompagnarla. L'idea di commentare due film da un lato opposti e dall'altro simili mi intriga, e allora cercherò di portarla avanti il più possibile - è anche una scusa per guardare molti film che non ho mai visto.

Oggi porto quindi all'attenzione due film asiatici con la stessa premessa: Rashomon e Hero. Entrambi mostrano una stessa vicenda secondo più punti di vista (in Rashomon narrati da personaggi diversi, in Hero dallo stesso personaggio), con gradi di verità differenti, e nello stesso episodio le interpretazioni diverse cambiano del tutto le impressioni che si ricavano dei protagonisti. E' un tipo di trama che domina quindi tutto il ritmo e lo stile di questi film, che risultano divisi in "segmenti" staccati chiaramente l'uno dall'altro. Ma Rashomon è del 1950 e Hero del 2002 - il primo in bianco e nero, il secondo un torrente di colori. Il primo si focalizza sulla trama e sul simbolismo, il secondo sull'estetica e l'impatto diretto. Sono film chiaramente diversi, con un target diverso.

Partiamo quindi in ordine cronologico...

RASHOMON

Ho visto la prima volta Rashomon l'anno scorso in una serata molto nebbiosa in cui, al cinema, davano Rashomon+Sogni (entrambi di Kurosawa) a 3 euro e 50. Ale mi ha regalato il DVD un paio di settimane fa (grassie ancora!), quindi ho avuto l'occasione di rivederlo e rifletterci meglio.
Trama: alle porte del tempio di Rasho, tre uomini narrano di un omicidio e delle indagini compiute dalle forze dell'ordine. Nell'interrogatorio svolto dalle guardie, ognuno degli implicati nell'evento ha dato una versione differente, spesso contraddicendo le testimonianze degli altri personaggi. Chi è, dunque, che dice la verità?
Verso la fine del film devo dire che si rinuncia ad avere la risposta a questa domanda, sebbene l'ultima versione sia, con un buon grado di probabilità, molto simile al reale svolgersi degli avvenimenti. Prima di questa ci sono altre tre versioni completamente discordanti, con un solo fattore in comune: la donna è una vacca pazza.
Vorrei fare una piccola digressione insignificante sulla signorina coinvolta nell'omicidio. Era una delle cose che più ricordavo della mia prima visione, per tre motivi sostanziali: il primo è la sua capacità inquietante di passare dal pianto al riso in due secondi. Il secondo è la sua recitazione absolutamente atroce, ma ne parlerò di più successivamente. Il terzo, e più importante in assoluto, sono le sue fottute sopracciglia.
Nessuno al mondo dovrebbe avere le sopracciglia più alte che lunghe. Sono contento di aver trovato su internet la copertina del DVD italiano, così potete guardare da voi la sua bizzarra condizione tricotica. Tajomaru, l'uomo al suo fianco, nel film la definisce una "fata". Confesso che non ricordavo le fate così orribili, e capisco benissimo perché si nascondano agli umani. Ogni volta che era sullo schermo, mi sembrava una rana gigante con due opossum incollati sulla fronte. Ma le sue sopracciglia obride sono state BATTUTE da quelle della "maga", DIAGONALI. E per diagonali intendo "bloccate a 45 gradi". La maga non guadagna punti quando comincia a parlare con voce tonante e maschile. Di fantasma. (anche se la scena era molto d'effetto e inquietante).
Per quanto la trama sia complessa il film è semplice e scorre con piacere, anche perché dura appena 85 minuti. I personaggi, e questo è un difetto inevitabile con questo tipo di struttura, tendono ad essere incoerenti. Quel brigante che uno descrive come un cattivo l'altro lo descrive come un eroe, e un terzo ancora come un essere umano - nonostante questo, unendo tutti i vari racconti, le figure non sono eccessivamente contraddittorie e si riesce a ricavare un'impressione di loro abbastanza ricca e non macchiettistica.

Viene ora una nota molto dolente. L'atrocerrima recitazione. Non so dire se sia CATTIVA di per sé, ma tutti gli attori pronunciano le loro battute con quella dizione enfatica, iper-teatrale dei film poco dopo l'avvento del sonoro. Forse neanche i film moderni sono realistici nelle loro intonazioni, ma al mio orecchio il vecchio modo di recitare stride così tanto e crea una tale impressione di artificialità da rovinare la mia immersione. Persino la mimica è esagerata fino al punto del ridicolo - una risata, peraltro innaturale, distorce del tutto i lineamenti dell'attore, e lo stesso si può dire per le facce colleriche o spaventate, che appaiono grottesche caricature del sentimento che cercano d'imitare. Sembrano maschere greche, ma se questo ha un senso a teatro, dove non tutti possono vedere sottili cambiamenti d'espressione, il cinema è un mezzo diverso, in cui probabilmente un mezzo sorriso può convogliare più di un ghigno che va da un orecchio all'altro. Una scena particolarmente bizzarra è nell'ultimo terzo del film, quando si svolge il duello finale tra il samurai e Tajomaru. Da un lato apprezzo enormemente il mostrare il duello come "sporco": invece dei puliti scontri tra spade brandite da guerrieri in pieno controllo di sé, come spesso si vede nei film, qui ci sono ansimi e scatti di paura, accenni di fuga, gravi errori da una parte e dall'altra e corpi che rotolano cercando freneticamente una possibilità di vittoria. E' un duello realistico che ti tiene sulle spine e in cui, stranamente, percepisci la *paura* dei combattenti, e la loro goffaggine tradisce i loro sentimenti. Ma dall'altro lato... Kurosawa ha ESAGERATO. Sembra che improvvisamente i personaggi non abbiano più caviglie, perché inciampano letteralmente ogni minuto. Persino la ragazza, che non sta combattendo. Posso capire l'emozione, ma in 2 minuti e 34 secondi di duello i due uomini hanno perso l'equilibrio VENTUNO VOLTE. Mi sembra veramente eccessivo. Tuttavia, *nonostante* la recitazione il film è eccellente, e merita di essere visto. La fotografia è buona e la premessa intrigante e piuttosto ben sviluppata.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 8. L'obiettivo del film è palesemente far riflettere sulla relatività della verità e sulla impossibilità di giungere alla reale versione dei fatti, almeno attraverso le testimonianze dei personaggi. Trovo sgradevole che questo sia convogliato tramite una visione negativa della natura umana (anche se alla fine una nota positiva equilibra il pessimismo del resto del film): mi piacerebbe molto di più se un concetto del genere venisse espresso AL DI LA' delle intenzioni dei personaggi, considerando la distorsione come involontaria piuttosto che premeditata. Una possibilità del genere viene accennata quando uno dei tre uomini commenta come si menta anche a se stessi, ma il contesto giudiziario tende per ovvi motivi a favorire l'interpretazione "gli uomini mentono per i propri interessi". L'obiettivo è in ogni caso raggiunto, e l'avere la versione "vera", l'ultima, svelata come "almeno parzialmente falsa" alla fine del film priva ancora una volta lo spettatore della terra sotto i piedi e cementa il messaggio che è impossibile sfuggire alla manipolazione altrui. Il film termina comunque con una nota speranzosa, evitando di generalizzare la morale in un pessimismo cosmico e lasciandola semplice e pulita. Cerca di far riflettere, insomma, ma senza sconvolgerti la vita.
Originalità: 7. Poteva ottenere di più, essendo sicuramente stato uno dei primi film a incorporare punti di vista multipli in modo così massiccio. Tuttavia al di là della premessa, a parte qualche dialogo che sa di deja-senti, non è né particolarmente originale né particolarmente banale. Ho previsto ben pochi colpi di scena, ma non sono mai stato scosso da qualche avvenimento. Ho trovato la morale ("tutti mentono!") abbastanza banale, ma sviluppata in modo nuovo.
Fattore di riguardabilità: 6. Complice la scarsa durata, è un film che si lascia rivedere. Essendo le varie versioni dell'evento molto differenti, è facile dimenticarsele poco dopo la visione. Le immagini sono belle e le musiche, sempre presenti, aiutano i minuti a succedersi senza tediare lo spettatore. Naturalmente, essendo la morale piuttosto semplice e ben impressa già dopo la prima visione, emotivamente non ha sicuramente lo stesso impatto. Rivederlo non è affatto noioso, ma è come rivedere un film sicuramente meno profondo ed elaborato di come risulta essere la prima volta (e appare quasi un semplice esercizio di stile).
Evocatività: 7. La "cornice" alle varie storie, cioè i tre uomini al tempio di Rasho, rimarrà impressa: l'aspetto dimesso delle figure e la pioggia torrenziale, così come la struttura mezza diroccata, fanno uno splendido lavoro per introdurre atmosfera. Di contro il variare di personalità dei protagonisti li rende più facilmente dimenticabili, e spesso le immagini nel bosco non mi parevano particolarmente ispirate. Eccelle quindi in tutte le scene del tempio e nel duello verso la fine, rappresentato in modo molto originale, sebbene sembrasse coinvolgere due spastici. Riguardo la musica: abbastanza piacevole - a tratti simile al Bolero di Ravel a livello di plagio - accompagna tutto il film con la stessa enfasi che gli verrebbe data in un film muto. Ad ogni azione, ogni parola dà il ritmo alla musica. Questo è un ruolo a MIO parere troppo invasivo, che mi ha disturbato abbastanza in alcune scene. Nella mia ottica la musica è la tintura emotiva mentre le immagini sono la tela su cui sono DESCRITTE le azioni. Avere una musica perenne le dà lo stesso ruolo delle immagini, e a mio parere il film finisce per essere troppo forte a livello descrittivo (ogni movimento ha la stessa enfasi che viene data nei cartoni animati, il che non è bello aggiunto all'iper-recitazione di questo film) privando i momenti più importanti del loro risalto emotivo. La vostra ottica può differire.
Totale: 7 1/2 + 1 punto trash = 7 1/2. Il film è bello anche se perde dopo la prima visione; le immagini sono curate e durando relativamente poco non affligge lo spettatore tirandola troppo per le lunghe. Il punto trash deriva dalla recitazione ... ehm ... 'enfatica'. E' comunque un film che consiglio di vedere da soli o in compagnia silenziosa, onde evitare di rovinare l'immersione con eccessivi commenti. Per questo il punto trash, pienamente meritato, NON si aggiunge al voto finale: a differenza degli altri film precedentemente commentati, tutto ciò che guadagnerebbe in risate perderebbe in pregnanza.


HERO

Hero è il cugino di Rashomon più giovane, estroverso e superficiale. Non è necessariamente un male, eh. La premessa è la stessa di Rashomon: più versioni narrate dello stesso evento, completamente differenti l'una dall'altra - anche se qui sono raccontate dalla stessa persona.
Il protagonista, Senzanome (un titolo che andrebbe riservato a personaggi migliori), porta avanti un piano per uccidere l'imperatore dei cazzi e dei mazzi insieme a tre eroi leggendari.
Questo è un wuxiapian, cioè uno dei film che segue il trend "cinesi che volano", a cui appartengono anche la tigre e il dragone e la foresta dei pugnali volanti. Per chi non conosce i titoli citati: la trama è discreta, i personaggi non sono interessanti però cazzo, volano! Che figata è questa?!

In realtà confesso che la trama di Hero mi ha preso più di quanto credessi. La morale amorale di "la gente deve sacrificarsi per un bene più grande"/"il fine giustifica i mezzi" mi ha colpito, visto che è al momento aliena nella nostra società, e puzza anzi di propaganda comunista. Ma devo dire che è trasmessa in modo elegante e, sebbene si possa non condividere la scelta di alcuni personaggi, almeno è mostrato il loro DUBBIO rispetto a cosa fare. Al di là di questo i personaggi sono dimenticabili e i dettagli della storia sfuggono rapidamente dopo la visione. A livello di intrecci è a mio parere inferiore a Rashomon in tutti i campi, non tanto perché effettivamente più superficiale, ma perché:
1 - non pone questioni sulla relatività della verità: tutte le versioni provengono dalla stessa persona, che le pone con il preciso obiettivo di ingannare. Inoltre, mentre in Rashomon nessuna delle versioni viene mai completamente screditata (sebbene l'ultima sia la più 'verosimile'), in Hero c'è un graduale avvicinarsi alla versione reale dei fatti, che viene alla fine svelata allo spettatore: il messaggio quindi è assolutamente opposto, perché dove Rashomon sostiene l'impossibilità della ricerca del vero, Hero mostra come con la perseveranza e integrità si superino gli inganni. Mi lascia perplesso come un messaggio simile possa provenire da un paese con un ammontare di propaganda pari ad almeno 3 KiloTG4 (unità di misura internazionale della propaganda).
2 - Rashomon l'ha già fatto PRIMA. Più di cinquant'anni prima, in effetti. E a livello di struttura Hero non aggiunge nulla alla premessa - cambia piuttosto il tema, che diventa più simbolico, e si focalizza sul lato estetico, punto di forza del film. Addirittura, stravolge il significato che questo tipo di struttura aveva in Rashomon (vedi punto 1).

I dialoghi, fortunatamente pochi, sono assolutamente risibili. Non so se anche nella versione originale, in una cultura differente dalla nostra, risultavano finto-profondi come li ho trovati io. Il continuo paragone tra scrittura e arte della spada è una cosa che accettiamo solo perché ci viene detta. Le motivazioni dei personaggi sono ridicolmente astratte e idealistiche, come se fossero completamente slegate dal contesto. E quanto al resto, abbiamo perle di dialogo come questa (la riporto come la ricordo):
"...se ho capito bene, per fare la tua mossa mortale devi trovarti a dieci passi da me."
"esatto"
"e come si chiama questa mossa?"
"LA MORTE A DIECI PASSI"
(pausa imbarazzante)
"E' un bel nome".

... in realtà no, signor imperatore. Non lo è.


CONCLUSIONI
Obiettivo: 6. Il film incanta per le sue immagini e trasmette relativamente bene la sua (a)morale, soprattutto perché la introduce lentamente, cercando di far entrare dolcemente lo spettatore McDonaldizzato in un sistema di valori differente. Peccato che i dialoghi siano stridenti e molti concetti facciano sghignazzare noi gente profana. Forse sono troppo americano per capire. Se mi dicono che ci sono 17 modi per scrivere "spada", tutto ciò a cui riesco a pensare è il guadagno che devono avere le industrie di dizionari. Penso comunque che sia un film ricordato più per le sue coreografie che per il messaggio, quindi non coglie esattamente il suo obiettivo (l'enfasi posta sul finale mi fa pensare che sia un obiettivo non secondario, il messaggio).
Originalità: 5. Se non avete visto né Rashomon né alcun wuxiapian, lo troverete originalissimo e innovativo. Se avete visto l'uno o l'altro, lo troverete interessante. Ma se avete familiarità con entrambi lo trovereste un copia-incolla che non capisce bene cosa ha copiato. E francamente più passa il tempo più è probabile che abbiate avuto contatti col genere cinematografico "cinesi che volano", quindi non è proprio il suo punto forte.
Fattore di riguardabilità: 7. Il film è molto bello esteticamente, con immagini davvero curate e maestose, quindi è piacevole riguardarlo una sera che ci si vuole rilassare con qualcosa di luccicante. La durata di 100 minuti si fa un po' sentire, soprattutto in certe scene di 'pausa'. Non è un film da riguardare spesso, ma una volta ogni tanto è senza dubbio piacevole. Da vedere assolutamente una versione di buona qualità, su un buono schermo - non è uno di quei film in cui vedere bene è secondario.
Evocatività: 9. L'idea di dividere i segmenti (le 'versioni') caratterizzandole ognuna con un colore è VINCENTE e SPETTACOLARE. Io sono un fan del tono su tono, quindi esteticamente questo è il MIO film. Penso che sia identificabile da qualunque fotogramma, in ogni suo punto, ed è una gioia per gli occhi guardarlo. Non ottiene 10 perché le musiche, comunque piacevoli, non sono assolutamente memorabili (o almeno, al mio orecchio sono generiche_musiche_orientali). Anche i personaggi non sono capolavori di caratterizzazione, ma comunque da questo punto di vista è un lavoro migliore di Rashomon, essendo i protagonisti più 'sopra le righe', e quindi memorizzabili. Il tema principale del film cresce lentamente ma lo pervade fin da subito e le scritte conclusive lo cementano, quindi potrebbe rimanere impresso, ma probabilmente solo dalla seconda visione - la prima si potrebbe essere distratti dai colori e dalle scenografie. O almeno, a me è capitato così - ma non sono esattamente un campione di concentrazione se ci sono colori luccicosi di mezzo...
Totale: 7 + 1/2 punto trash = 7 1/2. Devo confessare una cosa: mi sento male a dargli lo stesso punteggio di Rashomon. Guardandoli, non c'è dubbio su quale film è una pietra miliare e quale è solo un ciottolo lungo la strada. Rashomon è più profondo, tormentato, e apre un dialogo là dove Hero non lascia posto per domande in sospeso. TUTTAVIA... se lo scopo di un film è intrattenere, e penso che lo sia, Hero fa un lavoro sicuramente migliore di Rashomon. Un film in bianco e nero, con trama frammentata e un'aura di vecchiume ad avvolgerlo non è un film da guardare una sera che si è stanchi e si cerca di passare una serata in modo interessante. Alla fine di tutto, come già avevo detto per la pianista, penso che questi due fattori si equilibrino - non sempre un film bello è un film godibile, e viceversa. In questo caso, Rashomon è un film BELLO e Hero è un film GODIBILE - le stesse scene di combattimento enfatizzano la differenza tra i due film, rozze e animalesche nel primo ed elaborate e spettacolari nel secondo. Sono film che non guadagnano nel confronto dell'uno con l'altro, perché si evidenziano i difetti a vicenda. Sconsiglio assolutamente di vederli in rapida successione.

That's all, folks! ...per questa domenica!


Un paio di vagine dentate

Woah, sono decenni che non "recensisco" qualche film! E' decisamente tempo di ritornarci su... magari comincerò a dare più regolarità alla cosa, tipo recensire un paio di film ogni domenica. Si, mi sembra una buona idea. Cambio anche il sistema di votazione :P

Allora... i due film di questa domenica sono accomunati dall'avere una quantità di scabro da poterci tappezzare una casa. No, sul serio. Sono sopra la media sotto questo punto di vista, anche rispetto alla MIA media di film scabrosi. E la cosa interessante è che sono una commedia/horror e uno dei film più drammatici che abbia mai visto. Partiamo dal leggero...


DENTI

Anche detto DENTI?!?!, è un film... uhm... anticonvenzionale, diciamo. La protagonista, caratterialmente un incrocio tra Pollyanna e il cardinal Ruini, possiede due file di denti, ma non allo stesso modo degli squali. Ne ha una sopra e una, uh, sotto. E non solo: riesce, in qualche modo, a non accorgene fino ad adolescenza inoltrata! (il che mi fa pensare a quando dev'esserle caduta la dentizione da latte)

Ma in qualche modo lei "sa", perché cresce con un terrore del sesso e un fanatico entusiasmo verso il proposito di rimanere vergine fino al matrimonio. Tra l'altro l'attrice ha degli splendidi occhioni azzurri, grossi come palle da bowling, che brillano di follia ogni volta che parla di astinenza. Tanto per dare un punto di riferimento, è il capo di un gruppo che propone la castità fino all'altare, e gli stessi membri di questo gruppo in confronto a lei sembrano meretrici. E' lei che gli vieta di guardare un film vietato ai 14. E' lei che cade in shock quando il suo spasimante le rivela di essere vergine "solo agli occhi di Dio", qualunque cosa significa. Ed è lei che si masturba (o ci prova) fantasticando sul SUO MATRIMONIO.

Anyway... una particolare caratteristica di questo film è il suo sconvolgente sessismo (che è bizzarro, visto che il regista è maschio - figlio di Roy Lichtenstein tra l'altro! Yeah!). Ok, la premessa si SPOSA col sessismo, da un lato o dall'altro, ma i livelli cui arriva in questo film sono leggendari. Mettiamo un attimo da parte il padre della ragazza, unico maschio positivo - tanto che continuavo ad attendermi che la stuprasse o che le rivelasse di essere in realtà una donna. Tutti gli altri personaggi maschili, e intendo TUTTI, comparse COMPRESE, sono ossessionati dal sesso, o vogliono farci sesso, o vogliono drogarla per farci sesso, o vogliono pagarla per farci sesso. Notate una ripetitività?
Se non sono comparse, i loro desideri si avvereranno entro cinque minuti. Talvolta, anche se sono comparse. Ma non hanno fatto i conti con la VAGINA DENTATA della POLINESIA (si, il film ad un certo punto comincia a parlare di "miti" e "culture straniere" per darsi un tono manco il regista fosse Sigismondo Freud, e da lì in poi la sceneggiatura non riesce più a trattenersi dal citare la POLINESIA a mitraglia). Segue un effetto sonoro tipo "crunch" che col passare degli episodi viene sottolineato sempre di più, e un paio di minuti in cui il maschio in questione urla o cade in panico. Se lo state vedendo con qualche maschio, potrete fare il paragone tra le sue reazioni e quelle del personaggio - in genere gli spettatori urlano di più. Cala il sipario, e dieci minuti dopo l'episodio si ripete con qualcun altro. Se un personaggio come la protagonista esistesse davvero i centri per le vittime degli stupri non esisterebbero più: a quanto pare vogliono TUTTI lei. TUTTI.
Francamente mi sembra un film che genera molta più paura del pene che della vagina, visto che sembra suggerire sia meno dannoso masturbarsi con una barra di uranio. In effetti, considerata l'abnorme quantità di scene che si focalizzano sulla centrale nucleare che torreggia sulla sfondo (a giustificare la mutazione... non scherzo), basterebbe dipingere tutti i peni di verde e potrebbe diventare un film sulle difficoltà dello stoccaggio delle scorie radioattive. Naturalmente c'è molto più scabro nel film, ma non posso mica rivelare tutto no? Se lo guardate, assicuratevi di farlo in compagnia! Almeno un maschio su due sembra avere particolarmente caro il tema, e non riuscirà a trattenersi dall'urlare ogni singola scena. Farà probabilmente ridere più dell'intero film.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 7. Il film ha due obiettivi, far ridere e far sussultare. Probabilmente buona parte delle risate sarà isterica, ma alcune sono genuine. I due obiettivi si equilibrano bene: se siete persone dall'umorismo più malato/smaliziato passerete più tempo a ridere, se siete persone con un umorismo più semplice sarà più il tempo che passerete a sussultare in shock. L'unica parte che rovina il punteggio è quando cerca di darsi un po' serietà e a citare la polinesia - sono scene ridicole in modo assolutamente involontario, e rovinano le parti brillanti di questo film.
Originalità: 6 1/2. Sebbene il tema del film sia indubbiamente MOLTO originale, nella pratica la sceneggiatura non lo è affatto. I personaggi sono stereotipati, archetipici. La protagonista è il Cardinal Pollyanna, il fratello è Adolf Satana, i genitori incompresi sono incompresi, e tutti i ragazzi sono variazioni sul tema che partono da un unico assunto: lo scopo della vita del maschio è lo stoccaggio della barra virile. Tuttavia, personaggi stereotipati in una situazione originale portano ad un film... abbastanza originale.
Fattore di riguardabilità: 4. L'unico motivo per rivedere questo film è osservare le reazioni di un'altra audience. Se la prima visione è ripetitivo ma riesce a tenere una certa suspence, la seconda non saprai come passare il tempo tra un'evirazione e l'altra.
Evocatività: 7. L'evocatività è quella cosa per cui, vedendo un fotogramma o sentendo una musica riesci a dire "questo film l'ho visto!", e ti tornano in mente le sue scene più caratteristiche. Visivamente è un film curato, ed evocativo sia per l'aura di purezza e colori chiari che circonda il Cardinale, sia per le ambientazioni originali (in particolare le varie case, gli ambienti esterni molto meno). Al contrario inquadrature e luci non mi hanno detto assolutamente niente. Tornano facilmente alla mente molte scene, anche se è facile confondere tra loro i vari ragazzi. Riesco a ricordare bene come finisce, che in genere è indice che un po' di evocatività ce l'aveva. Molti personaggi invece sono tranquillamente dimenticabili. Non riesco a ricordare neanche una nota della colonna sonora.
Totale: 6 1/2 + 1/2 punto trash = 7. Solo mezzo punto trash perché è un film che per primo non si prende sul serio - comunque certe risate sono senza dubbio involontarie. Non è certo un film d'arte, ma è un buon film di intrattenimento. Ottimo per passare una serata, discreto per passarne due, pessimo per passarne tre. Consiglierei di vederlo solo per l'originalità del tema, ma non è uno di quei film per cui impazzire. Guadagna molto in compagnia.


LA PIANISTA


Film duro, freddo, tormentato. Erika Kohut è una pianista con una madre atrocemente controllante. E' una donna severa che sarebbe in grado di far gelare il magma fissandolo. Ma invece di sfruttare questo suo superpotere, fa l'insegnante di pianoforte. Walter è un giovane pianista originale e promettente, con un carattere estroverso e gioviale, e innamorato del fascino austero di Erika. Sembrerebbe la premessa ideale per una splendida storia di amore, o almeno passione.

E invece no. E' un disastro di proporzioni epiche.
Erika è disturbata, ha una quantità sconcertante di perversioni estremamente elaborate di cui non potrebbe fare a meno, e non è in grado di avvicinarsi 'normalmente' al sesso. Walter è uno che queste cose non le capisce e non le desidera e non solo non sta al gioco, ma non capisce neanche le regole. Non aiuta il fatto che Erika tratti malissimo lui e tutto il resto del mondo, ma francamente la ragazza ha un'insegna al neon lampeggiante sopra la testa che dice SONO DISFUNZIONALE IN UN MODO MOLTO BRUTTO e non posso credere che Walter non l'abbia notata. Il veleno di Erika sembra diffondersi nel suo contesto in tutto il corso del film, man mano che rovina la relazione con la madre (già atroce) e col ragazzo, che parte con tutte le migliori intenzioni di questo mondo e arriva ad uno scompenso per l'incessante serie di abusi e provocazioni a cui lo sottopone l'arpia. Lei per certi tratti suscita empatia, essendo disturbata in modo molto molto palese, ma per il 90% del tempo come minimo vorresti prenderla a schiaffi. Che è un grande risultato per il film, perché ti fa capire benissimo il punto di vista di Walter, e quanto sia Erika a far sì che venga trattata male. In effetti nel corso del film passa da una posizione sadica a una masochistica, e visto che lo spettatore passa dal pensare "che stronza austera" a "che troia orribile, voglio prenderla a schiaffi", direi che Erika ha questo effetto (potremmo dire manipolatorio, ma in modo involontario) su chiunque. Devo dire che i personaggi sono molto realistici, e riesco benissimo ad immaginare l'esistenza di un personaggio come lei. Nel corso del film, è facile capire la sua ottica come quella del povero ragazzo. Comunque vorresti prendere a schiaffi anche lui, perché con tutto l'amore che dice di avere per lei tratta la sua perversione con la delicatezza di Jack lo squartatore. E' un film che ti fa venire tanta, tanta rabbia.
Una nota: non c'è alcuna scena di nudità, se non sbaglio, ma le scene di sesso sono molto numerose e decisamente molto esplicite. Non guardatelo con vostra madre, per favore.

IN CONCLUSIONE
Obiettivo: 5. L'obiettivo del film sembra essere il trascinare lo spettatore nello stesso vortice di perversione e odi che Erika tesse intorno a sé. Sotto questo punto di vista è fatto molto bene, ma nel suo essere sottile finisce per essere straordinariamente lento. Se qualcuno è particolarmente profano del tema si identificherà in Walter, il che probabilmente genererà tanta tanta rabbia, sia verso Erika che verso il film. Se qualcuno ha invece particolare dimestichezza, potrebbe risultare lento e noioso. In entrambi i casi il rischio è che semplicemente il pubblico spenga il film o cominci a resistere ad ogni suo tentativo di trascinare dentro il suo vortice, e il rifiuto del film va contro l'obiettivo di qualunque regista. Forse al cinema, dove è meno probabile andarsene/distrarsi ha più effetto, ma guardarlo in compagnia ne riduce la portata (anche se onestamente non sono sicuro che sia un film SOPPORTABILE a vederlo da soli). Quindi il suo obiettivo lo realizza molto bene, si, peccato che come obiettivo per un film non sia il massimo.
Originalità: 7. Il tema non è particolarmente originale, per quanto ben sviluppato, e il film punta più al realismo. Però è bello vedere una decostruzione della classica "regina dei ghiacci", l'insegnante austera sogno erotico di schiere di studenti. Molti punti bonus per la netta distinzione che il film fa tra fantasia e realtà, per cui non tutte le fantasie sessuali sono gradevoli quando realizzate. E' una morale che si nota raramente, visto che la nostra cultura ti impone di voler sempre realizzare ciò che desideri. E' una distinzione perduta ma, a mio parere, importante. Sono convinto che da psicologo, specie se mi specializzerò in psicologia della sessualità, avrò molti pazienti con conflitti su questi temi.
Fattore di riguardabilità: 3. E' un film che merita di essere riguardato, perché elaborato e sottile. Sono convinto che si noterebbero dinamiche nuove tra i personaggi. Tuttavia penso di non conoscere nessuno che si sottoporrebbe ad una simile tortura. Quanto a me, ho stentato persino ad aprirlo per riguardare le scene necessarie a questa recensione. E' un film, bisogna ammetterlo, fatto molto bene. Ma si fa odiare.
Evocatività: 9. In questo il film brilla. Le musiche sono presumibilmente evocative, ma non capendo nulla di musica classica (e sembrandomi quindi tutta uguale), taccio in proposito. Gli ambienti sono molto caratteristici, con una netta predilezione per il bianco e il nero, come i tasti del pianoforte (vedi locandina). Questa è una scelta assolutamente vincente, perché fa stagliare gli attori sullo sfondo - e gli attori sono PERFETTI. Isabelle Huppert (Erika) è fantastica, e quando è sullo schermo riesce ad esprimere *tutto* il suo personaggio, sia nelle scene in cui è forte sia in quelle in cui è vulnerabile. Lo stesso si può dire per Walter, che passa da gioviale a furioso in modo credibile e spettacolare. La mimica, la posizione dei loro corpi, gli sguardi - sono probabilmente la prima cosa che mi viene in mente ricordando il film. Anche un terzo personaggio, una bruttina che non fa una bella fine, rimane impressa. Perde un punto perché i dialoghi, ben fatti, non sono però memorabili - non ricordavo neanche il nome della protagonista.
TOTALE: 7 + 1/4 di punto trash = 7+. E' un film bello, tecnicamente molto ben realizzato. Gli attori sono eccezionali, gli ambienti ottimi - eppure non lo rivedrei per molto, molto tempo. La sceneggiatura risulta odiosa, pesante, lenta. Sono due ore che sembrano tre, e lasciano un'impressione così sgradevole da occultare i pregi. Non mi sento però di dargli meno di sette, perché le scene sono bellissime. La questione è che è un film BELLO, ma non un film GODIBILE... e temo che un voto debba riflettere entrambi questi aspetti, per quanto purtroppo finisca per non essere realmente rappresentativo. Un quarto di punto trash per certe scene che vanno contro il ritmo del film introducendo elementi di perversione troppo presto, facendo solo esclamare "EH?".



Non mi interesso di politica. Non sono un attivista per nessuna causa e in alcun modo, e poiché credo nella Democrazia esprimo il mio contributo semplicemente andando a votare per coloro nei cui programmi credo.
Dico questo per sottolineare che non sono certo il primo studente fattone che salta in sella ad ogni corteo. Nella mia vita ho partecipato appena ad un paio di cortei per la pace ancora ai tempi dell'Afghanistan. A numerosissimi altri cortei di cui supportavo le cause, non ho partecipato. Primo, perché penso che siano uno strumento di propaganda e un focolaio di retorica. Secondo, perché credo nella struttura della Repubblica. Terzo, perché sfociano facilmente in estremismi anti-democratici (in particolare, nel corso degli anni si è infiammato in me un profondo odio per la crociata femminista). Quarto, perché favoriscono la demonizzazione, che non credo sia un modo adeguato per stimolare la convivenza pacifica e rispettosa, che è ciò a cui penso la politica dovrebbe puntare.

Ma penso anche che ci siano dei punti di non ritorno, e sento sempre di più uno di questi avvicinarsi. Ho affermato già nel post precedente che la paura è un terreno fertile per partiti che usano l'intolleranza e l'odio come mezzi per ottenere potere; che la disinformazione è strumento per diffondere il terrore. Ora affermo che l'ignoranza è modo per favorire la disinformazione.
Vedo volti e partiti che disprezzo salire al potere in Europa e in Italia, e sento il mormorio dell'ignoranza diventare assordante. Questo paese - queste persone - stanno prendendo la forma di ciò da cui più voglio stare alla larga. La mia diventa sempre più la voce della minoranza, e ci sono ore di solitudine in cui penso di essere una minoranza di uno. Ma c'è un'altra minoranza, più grande, più vocale, che come me vede avvicinarsi un punto di non-ritorno. Un attacco che miri ad abbattere l'istruzione pubblica (universitaria, e a far patire enormemente la pre-universitaria) è un progetto per la costruzione di un paese ignorante. Uno strumento perché quelle stesse persone che hanno conquistato il potere non se lo vedano scivolare dalle mani. Perché quel piano che semina paura per raccogliere odio abbia più probabilità di successo.

Oggi l'università sembrava un campo di battaglia. Striscioni e bandiere, fasce, manifesti, volantini, programmi. E lì in mezzo, in un caos che non mai visto prima in una scuola, ero... commosso. Quello della cultura è un valore che condivido, è probabilmente l'unica cosa di cui sono grato ai miei genitori ed una delle poche cose che mi accomuna a loro (la mia famiglia e la scuola hanno sempre formato intorno a me un micro-cosmo con regole differenti dal resto dei luoghi in cui sono cresciuto - con poche essenziali eccezioni, il sottofondo della mia vita è stato un mormorare di persone ignoranti). Mi rendo conto che sto scrivendo in termini molto freddi e duri, perché non riesco a non irrigidirmi di fronte a quello che percepisco come un PERICOLO e come un attacco a tutto ciò in cui credo... in verità mi sento così confuso e ferito che ho difficoltà a scovare sentimenti oltre la rabbia e il disprezzo. Ma in realtà non ho intenzione di entrare in una crociata (sebbene parteciperò ai cortei in cui posso - e quando uno come me si interessa di pubbliche proteste è un segno di grave sfacelo).

Temo che se le proteste falliranno sarà ora per me di levare le tende, e ho molto da perdere nel farlo.